Cronaca di un omicidio annunciato

Giglio di Veroli. Il marito, in carcere, è accusato di omicidio volontario

Una coppia in crisi, già lacerata dal dolore per la perdita di un figlio di 14 anni (2005 a causa di una malattia genetica). Lui 44 anni, uomo violento già denunciato dalla moglie 46enne proprio per violenze domestiche.

 

C'era una causa in corso a seguito della denuncia nella quale lui era stato condannato in primo grado ma aveva fatto ricorso.

 

Liti continue a volte anche alla presenza dei vicini di casa. I familiari di lei che tante volte, al fine di proteggerla, le avevano consigliato di lasciarlo. Insomma una morte annunciata quella di Silvana Spaziani. Un'omicidio (per ora è solo un'ipotesi di reato) che si è consumato durante la notte a seguito dell'ennesima lite coniugale.

 

Sebastiano Fedele (questo il nome del presunto assassino) l'ha presa e scaraventata giù per le scale col chiaro intento di farla fuori (ne sono "abbastanza" convinti i carabinieri dopo i primi rilievi sulla scena del delitto). Lui, ex operaio che tira avanti con qualche lavoretto saltuario di manovale e giardiniere, ha tentato di mascherare la morte della moglie come una tragica fatalità, come se la donna fosse caduta accidentalmente.

 

Ma i carabinieri hanno capito subito che qualcosa non quadrava nel racconto dell'uomo. Hanno immediatamente avviato le indagini, i rilievi e, quando hanno capito come erano andate le cose, sono tornati ad interrogarlo. Più di tre ore dopo, la confessione: "si, sono stato io a spintonarla, ma non volevo farla cadere dalle scale".

 

Dopo la spinta però lei, sempre nel racconto del 44enne, era cosciente e stava bene. Per questo lui l'avrebbe presa in braccio e adagiata sul letto. I due si sarebbero addormentati. Alle 3.00 lui si sveglia e si accorge della morte della donna. A questo punto chiama un suo amico dipendente della ditta di pompe funebri e gli chiede di dargli una mano per la tumulazione.

 

Quando arriva la ditta però qualcuno nota tracce di sangue e chiama i carabinieri. I militari quindi rilevano le tracce ematiche, non solo sul cuscino, che potrebbero essere plausibili col racconto iniziale, ma anche degli schizzi sulla parete dietro il letto.

 

A questo punto vengono attivate tutte le procedure per controllare l'intero appartamento dove è stata sequestrata anche una sbarra di acciaio, parte di un armadio, che l'uomo avrebbe utilizzato per colpire la moglie.

 

Tre ore di interrogatorio presso la caserma dei carabinieri di Veroli, alla fine del quale l'uomo confessa l'omicidio ma non la volontarietà. Attualmente è rinchiuso presso il carcere di Frosinone. Non verrà interrogato almeno sino ai prossimi riscontri dei Ris, il reparto investigativo speciale dei carabinieri e l'esame autoptico che darà l'esatta dinamica della morte.

Silvana e Sebastiano, una storia di solitudine ed emarginazione

Qualcuno oggi, per la ricorrenza dell’otto marzo, ha portato dei fiori, un mazzo di mimose e lo ha poggiato sull’uscio di casa di Silvana Spaziani. Una casa decente, almeno a vederla da fuori. Non fa pensare ad una vita di stenti, di povertà, una vita ai margini della società.

 

Silvana e Sebastiano, suo marito, si erano trasferiti da Torrice a Veroli tre anni fa. Avevano venduto la casa dove vivevano anche con il loro figlio morto a 14 anni, (nel 2005). Forse si volevano lasciare dietro un passato di brutti ricordi.

 

Oltre alla morte del figlio che sicuramente ha pesato negativamente sul loro rapporto c’era la causa in corso. La causa partita dalla denuncia di lei per i continui maltrattamenti subìti dal marito. Questi era stato condannato in primo grado ma aveva fatto ricorso. La causa era ancora in piedi.

 

Il cambiamento di residenza però non ha cambiato molto le loro vite. “Erano persone tranquille - ci dicono i vicini di casa - Lui non era un violento, quando beveva però alzava le mani”.

Il vizio del bere in realtà lo avevano entrambi. Per questo qualche giornalista, durante la conferenza stampa, ha chiesto ai carabinieri se l’uomo fosse sobrio al momento del loro arrivo. “Era sobrio e tranquillo” ha risposto il capitano Contente, il comandante della compagnia di Alatri, cui fa capo anche la stazione carabinieri di Veroli.

 

Tanto tranquillo da andare a dormire con la moglie che era già morta o gli sarebbe morta a fianco di li a poco. Lui, stando alle dichiarazioni fatte al magistrato non voleva ucciderla. Tuttavia i carabinieri stanno verificando anche l’arma, quel bastone di ferro utilizzato per colpire la moglie ripetutamente.

 

Dal racconto dei vicini, Silvana e Sebastiano, erano trasandati, si lavavano poco, e per mangiare si arrangiavano. Lui con qualche lavoretto da giardiniere o da operaio, lei spesso era davanti al Sidis al Giglio di Veroli a chiedere l’elemosina. Una storia di emarginazione finita nel modo peggiore: lui in carcere, lei all’obitorio.

Scrivi commento

Commenti: 4
  • #1

    Clara (sabato, 08 marzo 2014 15:29)

    Succede anche che a volte abbiamo dei vicini di casa che vivono in difficolta'e facciamo finta di non vederli poi magari per stare a posto con la coscienza autiamo qualche popolazione africana siamo degli ipocriti

  • #2

    un lettore (sabato, 08 marzo 2014 18:20)

    Queste cose nonb dovrebbero mai succedere. Ma e' pur vero che il marito stando ai fatti accaduti dovrebbe essere rinchiuso a vita dentro un manicomio psichiatrico e non farlo piu' uscire. Confidiamo molto nella giustizia.

  • #3

    per clara (sabato, 08 marzo 2014 19:00)

    discorso a parte per il marito che merita la pena di morte, anche io come clara la penso nello stesso modo, aiutiamo albanesi rumeni curdi slavi tunisini algerini ecc ecc e facciamo finta di non vedere la disperazione di chi ci vive accanto, anzi a volte si prova anche piacere nel vedere il vicino di casa soffrire, (logico che non per tutti è cosi), dove si trovavano le istituzioni quando quella donna chiedeva l'elemosina vicino all'eurospin? in tanti hanno fatto finta di non vederla, in tanti ridevano, ora lei riposa in pace sicuramente sta con il figlio e sicuramente potra finalmente dargli quell'affetto che il destino le ha negato.
    riposa in pace
    una preghiera

  • #4

    Marco (domenica, 09 marzo 2014 21:05)

    Nel manicomio psichiatrico confiniamoci piuttosto tutta la ns. Classe politica , quello che è successo è unicamente ascrivibile al degrado in cui versano centinaia di persona anche nella ns. Amata Ciociaria nell'indifferenza ed emarginazione. È un'errore costruire la figura del mostro su di un poveraccio, il responsabile nn è lui piuttosto chi lo ha abbandonato nel degrado.