Una Task Force per le persone scomparse

Una task force per rintracciare le persone scomparse.


L’insegnante di Sora Gilberta Palleschi, la commercialista di Frosinone Marina Arduini, sono solo due delle  persone scomparse di cui non si hanno più notizie in provincia di Frosinone. In realtà sono 30 mila le scomparse in tutta Italia dal 1974, ossia da quando si è istituito un registro vero e proprio. 7000 solo nel Lazio la regione col più alto numero di persone svanite nel nulla.


“Troppe. E si fa troppo poco per rintracciarle, anche perché oltre alle 30 mila scomparse dobbiamo considerare altre 200 mila persone che ogni giorno si svegliano con un pensiero fisso: dove sarà il mio caro”.

È quanto afferma Gianni Ciotti poliziotto in forze alla questura di Frosinone. Proprio da lui, che è il segretario nazionale del Sed (Sicurezza e Diritti, sindacato di polizia) arriva la denuncia/proposta. “Lo stato – dice- deve dare una risposta seria e non affidarsi solo alle trasmissioni televisive”.


In verità nel 2007 è stato istituito il commissario di governo per la ricerca delle persone scomparse ma si tratta invero solo di un ufficio con compiti burocratici, non ha poteri d’intervento. Ecco perché ci vuole una vera e propria task force che abbia questo compito precipuo.


Una Task Force? Come funzionerebbe? “Si tratta di costituire un ufficio per ogni regione. – dice Gianni Ciotti – Una cinquantina di persone per le regioni più grandi. Non solo poliziotti ma anche carabinieri, guardia di finanza… un ufficio che abbia accesso a tutti i database delle prefetture e questure regionali in modo di poter confrontare i dati in tempo reale. Per fare un esempio: se la Polizia ferroviaria di Formia ferma una persona senza documenti redige un verbale. Magari potrebbe trattarsi di una persona scomparsa. In questo caso si può intervenire immediatamente”.


Spesso le foto delle persone scomparse giacciono nelle questure che non se ne possono occupare perché queste sono oberate di lavoro. “Bisognerà specializzare le persone con un corollario di intervento. Ciò è necessario perché spesso quando si interviene sul rinvenimento di un cadavere, per esempio, accade che si commetta spesso l’errore di inquinare le prove”.


Va bene, ma come reperire i soldi, soprattutto in periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo? Ciotti non ha dubbi. “Due volte a settimana circa 15 mila poliziotti si spostano in tutta Italia per andare a presidiare gli stadi. Questo ci costa 50 milioni l’anno. Per cosa? Garantire la sicurezza allo stadio? Ma le società di calcio sono delle società private, fanno profitti di milioni, perché non possono accollarsi in tutto o in parte la spesa per la sicurezza?”


La proposta di Gianni Ciotti ha una sua logica anche perché, comunque, facendo due conti, 50 uomini per venti regioni dà come risultato mille poliziotti, che se li andiamo a stornare dai 15 mila, sono ben poca cosa. Ma Ciotti ha in serbo anche altre soluzioni:  “le scorte ai politici. Siamo lo stato che spende di più e impiega più uomini per fare la scorta a deputati e senatori, ministri, sottosegretari... Siamo un paese dove ogni giorno più di 2000 poliziotti a Roma si svegliano e partono con un’auto blindata per fare la scorta. In Inghilterra le persone scortate si contano sulle dita di una mano. Vogliamo parlare invece di quanti uomini vengono impiegati solo al Quirinale? Sono 800 (ndr 793) . Il presidente della repubblica federale tedesca ne ha venti!”

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