La storia di un deportato ciociaro riscoperta dalla Nipote

Frosinone. Silvia Arcese, affiancata dal sindaco di Fontana Liri,  mostra  la medaglia D'onore  assegnata allo zio Luigi Alfredo
Frosinone. Silvia Arcese, affiancata dal sindaco di Fontana Liri, mostra la medaglia D'onore assegnata allo zio Luigi Alfredo

Frosinone. C’era una volta un uomo molto coraggioso catturato dai nemici durante un’azione di lotta intrapresa per liberare il suo popolo dalla schiavitù. Portato a centinaia di km lontano dalla sua terra di quell’uomo coraggioso si persero le tracce cosi che tutti lo credettero morto. Passarono gli anni, tanti, cambiarono i governi e le dittature furono abolite, ma di quell’uomo era rimasto il ricordo del gesto coraggioso nella nipote cresciuta con il mito di questo zio valoroso scomparso nel nulla. Una nipote cosi devota che ha sfidato il tempo e la storia portando alla luce i dettagli di quella vicenda di coraggio firmata da quello zio valoroso del quale la sua gente aveva perso le tracce credendolo morto. Grazie alla tenacia della nipote adesso di Luigi Alfredo Pantanella si sa che oltre ad essere stato un uomo coraggioso è stato anche un martire. Questa favola moderna che Frosinoneweb ha deciso di raccontarvi è ambientata nella Ciociaria del 1943 quando Luigi Alfredo Pantanella era un giovanissimo partigiano intento a sabotare la linea telefonica dei tedeschi nei pressi di Fontana Liri. Un gesto che gli è valso l’arresto prima nel carcere di Paliano, poi a Regina Coeli ed infine il viaggio verso la morte. Deportato nel campo di concentramento a Dachau in Germania il 28 aprile 1944 è sopravvissuto per otto mesi ad ogni tipo di tortura è stato trasferito a Buchenwald. Per il regime questo partigiano ciociaro era considerato come nemico del Reich. Pochi  giorni dopo viene trasferito a Ohrdruf (sottocampo di Buchenwald). Questo campo fu il primo ad essere liberato il 4 aprile del ’45, dalla IV Divisione Armata statunitense e dal 355º Reggimento di fanteria della Terza Armata. Di Luigi Alfredo Pantanella era rimasto solo uno scheletro tra migliaia di scheletri di uomini morti e accatastati. Per questo suo calvario vissuto per essersi opposto al regime nazifascista l’Esercito Italiano gli ha concesso la Medaglia D’Onore. La cerimonia si è tenuta questa mattina a Frosinone presso il Salone di Rappresentanza della Prefettura. La tenacia di Silvia Arcese ha permesso alla famiglia Pantanella di avere il giusto tributo per l’enorme sacrificio patito da Luigi Alfredo che in una Ciociaria di 60 anni fa lottò per liberare se stesso e la sua gente dalla dittatura, aveva solo 21 anni e proprio domani avrebbe compiuto il suo 91esimo anno.

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Commenti: 1
  • #1

    Fabrizio (martedì, 07 novembre 2017 20:30)

    Bravi! È un nostro dovere far partecipare alla memoria collettiva il ricordo di quei giovani italiani che si spesero per accelerare il processo di pacificazione nelle nostre terre!