Rifugiati politici abbandonati a se stessi

Il conflitto nel territorio libico e l’evoluzione degli assetti politico-sociali nei paesi della fascia del Maghreb e in Egitto, ha generato una crisi umanitaria.

Sono oltre 21 mila i giovani provenienti da tanti paesi africani nel territorio nazionale.

L’accoglienza, gestita da associazioni riconosciute ma anche da soggetti privi di scrupolo, è stata “minima”.

In provincia di Frosinone  sono stati accolti centinaia di questi profughi (550) più per gli interessi di alcune realtà senza scrupolo che per l’integrazione fattiva.

Il 18 febbraio scorso, con una circolare, il Ministero dell’Interno ha stabilito le regole per la fine del programma di accoglienza. Alla base, una scelta precisa: nessuna proroga del programma oltre il 28 febbraio.

Per quanto riguarda la sorte delle persone interessate fino ad oggi dal programma di accoglienza,  la circolare non prevede alcuna misura di inserimento lavorativo o abitativo: il Ministero indica “misure per favorire percorsi di uscita”, laddove per uscita non si intende né dalla situazione di emergenza, né dai percorsi di accoglienza.

Ci si riferisce, invece, all’uscita dall’Italia, con i “programmi di rimpatrio volontari e assistiti”.

Al riguardo, la proposta del governo è un “gettone” di 500 euro rilasciato ai cittadini stranieri contemporaneamente all’abbandono delle strutture.

A Frosinone la situazione sembra essere come sospesa.

Gli enti impegnati nell’accoglienza, Caritas in testa, hanno rappresentato per tempo la preoccupazione che moltissimi finiscano per strada, obiettando che i contributi di 500 euro elargiti una tantum dal ministero dell’Interno (definiti «misure per favorire percorsi di uscita») a chi lascerà i centri non garantiranno certo sistemazioni alternative. Cosa accadrà di loro?

Sui rifugiati interviene l'associazione "Oltre L'Occidente"

“Emergenza rifugiati Nordafrica”: appello per una soluzione che rispetti la dignità umana.


Da qualche giorno è stata stabilita la fine della cosiddetta “Emergenza Nordafrica” e migliaia di rifugiati in tutta Italia stanno per essere abbandonati una seconda volta. Già nel corso di questi due anni trascorso dall’inizio del Piano di Accoglienza, infatti, sono stati lasciati soli dalla colpevole inerzia del Governo e di chi ha gestito l’accoglienza. Strutture in condizioni indegne, senza acqua calda e riscaldamento, persone stipate in posti sovraffollati, disservizi e malaffari, come ci hanno raccontato i reportage dell’Espresso, di Repubblica e del New York Times, non sono però gli unici “scandali” di questa vicenda. Salvo in qualche rara esperienza territoriale infatti, nessuna delle strutture di accoglienza ha costruito le condizioni minime perché i rifugiati provenienti dalla Libia avessero l’opportunità di rendersi autonomi, indipendenti ed inserirsi nei nostri territori. Niente corsi di formazione, nessuna traccia dell’inserimento lavorativo, zero inserimento abitativo. Così, il circuito messo in piedi con l’Emergenza Nordafrica si appresta a dare prova del suo ennesimo fallimento consegnando alla strada migliaia di persone senza futuro. Eppure il denaro non è mancato e le cifre fanno impallidire ogni retorica sulla scarsità di risorse: 1 miliardo e 300 milioni di euro, 46 euro a persona per ogni giorno di ospitalità, oltre 1.300 euro al mese per ogni profugo, una vera fortuna in denaro si è persa tra le pieghe di convenzioni e burocrazie, finita in tasca di albergatori e cooperative a copertura dei loro affari. Come se non bastasse, il ritardo per il rilascio dei permessi di soggiorno ha letteralmente ingabbiato i rifugiati: senza permesso, senza carta d’identità, senza titolo di viaggio (sostitutivo del passaporto), senza quindi poter scegliere di restare, di lavorare, oppure di ripartire verso altre mete. A Frosinone la situazione forse si presenta con una maggiore drammaticità anche per i numeri decisamente elevati rispetto a province simili. Ci appelliamo per: una proroga necessaria dell’accoglienza anche se con modi e sistemi diversi da quelli contemplati fino ad oggi, con i tempi necessari alla programmazione di un piano certo e condiviso; la messa a disposizione di strumenti di inserimento sociale e lavorativo per chiunque avesse interesse a rimanere sul territorio; L’immediato rilascio dei necessari documenti e delle risorse economiche per il ritorno nel proprio stato o negli stati di residenza.

 

Associazione Oltre l’Occidente

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