Investiva il sussidio statale in azioni: altro che povero!

Pico. Condannato a 4 anni di carcere dal Tribunale di Cassino per truffa ai danni dello Stato. Questo l’esito del processo nei confronti di un cittadino di Pico.L’uomo sosteneva di non avere redditi, di essere disoccupato da oltre 2 anni e di non avere disponibilità finanziarie di nessun genere. Per questo lo stato gli erogava 4 mila euro di sussidio a titolo di reddito minimo garantito per mantenere se stesso e la sua famiglia con tanto di figli a carico. Un sussidio ottenuto presentando documentazione ritenuta in seguito falsa dagli inquirenti.

Le indagini su questa persona sono scattate a seguito di una segnalazione della Guardia di Finanza di Ceprano. Erano state le fiamme gialle a scoprire che il soggetto disponeva di un ammontare di 50 mila euro tra disponibilità liquide ed azioni.

E’ stato per questo caso specifico della truffa scoperta a Pico che la guardia di finanza di Ceprano ha intensificato i controlli per tutelare chi invece è realmente in condizioni di povertà e meriterebbe di ricevere il sussidio. Scavando sono state denunciate alla competente Autorità Giudiziaria altri 4 falsi poveri: due persone, di Arce e Arpino, che si sono avvalse dell’istituto del gratuito patrocinio a spese dello Stato e di altre forme di esenzioni e benefici per essere difesi in cause giudiziarie la cui parcella legale la pagava lo Stato.

Altri falsi poveri. Nel corso di altri controlli su nuclei familiari che hanno ricevuto benefici sotto forma di prestazioni sociali ed assistenziali, sono stati individuati altri due falsi poveri, un cittadino extra-comunitario residente in Ceprano ed un cittadino italiano residente in Arpino, che attraverso la presentazione di false dichiarazione I.S.E.E. e false autocertificazioni, nascondendo la titolarità di alcuni redditi, rispettivamente, hanno ottenuto l’esenzione dal pagamento di alcuni servizi pubblici ed hanno percepito dall’Ente pubblico erogatore un importo di € 7.000,00 a titolo di reddito minimo garantito.

Anche in questi casi, oltre alla denuncia all’Autorità Giudiziaria competente per il reato di truffa ai danni dello Stato, sono stati segnalati agli enti erogatori dei benefici per l’attivazione della procedura di recupero della somma indebitamente percepita.

 

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