In 120 pagine le "spese allegre" dell'era Polverini esaminata dalla corte dei conti

Un'amministrazione dai bilanci «poco chiari e poco comprensibili», al limite della «veridicità», tra stanziamenti di entrate e di spese giudicati «inattendibili». Gestione allegra e  irresponsabile dal punto di vista dei costi del personale e delle consulenze esterne risultati  privi di «controlli e monitoraggi» o, addirittura, calcolati in modo «erroneo».

 

Nero su bianco l’elenco delle anomalie rilevate dalla Corte dei Conti nei confronti della Regione Lazio durante la precedente legislatura è lungo 120 pagine. Un dossier terminato di stilare dai  magistrati  lo scorso 28 febbraio a ridosso  dei risultati elettorali che hanno premiato il centrosinistra e bocciato il centrodestra.

Le «Valutazioni sulla relazione di fine legislatura della Regione sottoscritta dal presidente della giunta regionale» sono state predisposte dai due magistrati relatori, Rosaria Scalia e Maria Teresa D’Urso. Pubblicate sul sito internet della Corte dei Conti e su quello della Regione Lazio, le valutazioni dei giudici contabili prendono in considerazione le lacune dei bilanci stilati nell’ultima legislatura.

 

Le critiche sono pesanti. «Violazione dei principi di chiarezza e comprensibilità del bilancio», «Mancanza del carattere di certezza del livello di indebitamento», «Mancata applicazione dei principi contabili di veridicità e attendibilità ai bilanci preventivi 2010 e 2011», «Erronea modalità di calcolo delle spese di personale», «Mancato monitoraggio della spesa per consulenze esterne». Soffermandosi sulle variazioni di bilancio (lo strumento tecnico che consente di adeguare le previsioni alle «esigenze contingenti sorte nel corso della gestione») i giudici contabili scrivono: «Un uso distorto di tale strumento normativo che, da eccezionale diviene “modalità ordinaria di gestione” di bilancio, rende inattendibili le previsioni degli stanziamenti iniziali di entrata e di spesa, violando i principi di veridicità e affidabilità e stravolgendo la natura stessa del bilancio previsionale».

Per non parlare dei problemi che derivano dal ricorso  al mercato e ai mutui per nuovi investimenti: «L’importo non è mai certo e definito — scrive la Corte dei conti — e ciò costituisce una grave criticità gestionale che reca nocumento sia al principio della certezza del livello “massimo” di ricorso all’indebitamento, sia alla possibilità concreta di operare consapevolmente scelte gestionali».

Sulle spese per il personale emerge come «le strutture regionali non sono state e non sono al 2012 in grado di quantificare il peso effettivo del personale delle società partecipate rispetto alla spesa generale del personale dell’ente, nonché il rispetto della normativa statale vincolistica». Problemi sono stati riscontrati anche per quanto riguarda le consulenze esterne: «Non è risultata superata la rilevata criticità della mancata contezza degli incarichi consulenziali affidati dalle Direzioni regionali, delle somme impegnate, dei nominativi dei consulenti incaricati, degli oggetti degli incarichi, con la conseguente impossibilità di effettuare un reale monitoraggio e controllo della spesa effettuata a tale titolo».

E anche in Consiglio regionale le cose non vanno tanto meglio: lì, la Corte dei Conti ha «evidenziato l’assoluta peculiarità del compenso previsto per i consulenti esterni che si dimostra essere in contrasto con i principi di ragionevolezza, proporzionalità e congruità costantemente indicati dalla giurisprudenza amministrativa e contabile come parametri di riferimento».

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Commenti: 1
  • #1

    Alessandro (lunedì, 15 aprile 2013 14:30)

    Fa solo schifo non esistono altri commenti.
    E' una poveretta assetata solo di potere e soldi, per non parlare del resto.