Multiservizi, la parola ai "crumiri"…

“Non possiamo andare in giro per strada, ci insultano, ci sputano contro, ci minacciano…”

A parlare i 31 ex dipendenti della multiservizi che hanno firmato il contratto con le cooperative. Ad insultarli e minacciarli i loro colleghi, quelli che quasi tutti i giorni sono in strada a manifestare.

Questi ultimi si sentono traditi da chi ha firmato ed ha abbandonato la lotta e per questo esprimono la loro rabbia nei confronti di chi ha spaccato il fronte.

Ma i 31 firmatari chiedono che venga rispettata la loro scelta e spiegano: “è più di un anno che facciamo manifestazioni insieme ai nostri colleghi, ma la posizione del comune non si è spostata di una virgola. Dall’anno scorso che l’amministrazione comunale  parla di cooperative e, ad oggi una soluzione diversa non c’è. Abbiamo partecipato anche alle riunioni in regione ma nessuno ci ha mai assicurato che la battaglia poteva essere vinta, che la multiservizi poteva continuare a lavorare. A questo punto abbiamo accettato l’unica via che ci consentisse di mantenere comunque il nostro posto di lavoro”.

Per questa scelta però sono continuamente bersagliati dai loro colleghi che li chiamano “traditori, infami”. Qualcuno ha ricevuto telefonate di minacce, anche di morte. “Abbiamo registrato sul telefono i numeri degli agenti della digos. Abbiamo paura che qualcuno possa passare dalle parole ai fatti…”

E proprio la polizia, intanto, segue passo passo i movimenti dei manifestanti per evitare azioni eclatanti o occupazioni improprie come quella dell’aula consiliare. Qualche agente nei giorni scorsi, in occasione della protesta in prefettura, è stato addirittura richiamato dalle ferie.

Insomma la situazione, benché sotto stretta osservazione della questura, rischia di esplodere.

Intanto però il fronte dei “crumiri” sembra allargarsi. Altre persone hanno firmato l’accordo con le coop. “non siamo una minoranza – dicono – se i nostri colleghi potessero scegliere liberamente saremmo molti di più. Ma hanno paura di essere presi di mira anche loro”.

Le cooperative dal canto loro cercano di portare avanti i servizi prima affidati alla società in house, ma non hanno personale sufficiente. Il comune ha chiesto loro di attendere che anche il resto dei manifestanti si aggiunga ai firmatari. In questo modo però le coop non possono assumere. Tra l’altro il loro è un contratto a cinque mesi e quindi oltre al personale  non hanno neppure investito nel comprare i mezzi necessari per portare avanti i servizi.

Il personale non ha ancora delle mansioni specifiche, spesso chi lavora in biblioteca conclude le sue ore al museo archeologico. Mancano le foto per i tesserini, orari, turni. Il taglio dell’erba al cimitero è stato affidato ad una cooperativa di detenuti.

È come una guerra di trincea: dura, logorante, faticosa.

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