Dissesto idrogeologico, inquinamento, rifiuti, disoccupazione... Ci salverà la green economy

Il dissesto idrogeologico rappresenta ancora un grave rischio naturale. La forte esposizione al rischio di frane e alluvioni costituisce un tema di grande rilevanza sia per il numero di potenziali vittime di un evento calamitoso sia per i danni che quest’ultimo causerebbe alle abitazioni, alle industrie e alle infrastrutture.

Rispetto al resto d’Italia il Lazio è al sesto posto con il 97% dei comuni classificati a rischio (366 in termini assoluti).

Si tratta dei risultati del Rapporto sullo Stato dell'Ambiente della Regione Lazio.

Al rischio idrogeologico va aggiunto il rischio per la salute e per l’ambiente naturale dovuto all’inquinamento presente in diverse aree della regione, che devono essere sottoposte ad azioni di messa in sicurezza e bonifica. Nel 2012, infatti, sono ancora presenti 69 stabilimenti industriali “a rischio di incidente rilevante”.

Acqua. I consumi di acqua potabile si mantengono pressoché costanti negli ultimi anni ma permane una forte dispersione delle reti di trasporto e di distribuzione.

Anche la produzione di rifiuti urbani segue un percorso di stabilizzazione nel corso degli ultimi anni, raggiungendo i 3,4 milioni di tonnellate prodotti nel 2010 nel Lazio, ma la vera discriminante dei rifiuti urbani risiede nella loro gestione, a seconda della quale possono incidere sia sulla salute umana sia sull’ambiente tramite le emissioni nell’atmosfera, nel suolo, nelle acque di superficie e nelle acque sotterranee; tuttavia i rifiuti possono anche costituire, potenzialmente, una risorsa energetica: una buona gestione dei rifiuti, infatti, può proteggere la salute pubblica e avere effetti benefici sull’ambiente, sostenendo al contempo la conservazione delle risorse naturali.

 

La grande quantità di rifiuti urbani ancora smaltiti in discarica nella regione e la scarsa diffusione della raccolta differenziata (ferma al 16,5% nel Lazio nel 2010) rappresentano ancora un ostacolo alla trasformazione dei rifiuti in risorsa e lasciano ampi spazi di intervento da parte delle Istituzioni.

Molto negativi risultano infine i dati relativi al trasporto privato regionale con oltre 5 milioni di veicoli circolanti presenti nel Lazio (3,7 milioni nella sola provincia Capitolina) e con un rapporto sulla popolazione residente (88,6 veicoli ogni 100 abitanti) più elevato di oltre 7 punti percentuali rispetto a quello nazionale (81,2). La riduzione dell’inquinamento e delle esternalità ambientali negative (emissioni di gas serra, smog, inquinamento acustico, congestione del traffico e incidentalità) infatti si concilia con la mobilità urbana, soltanto se si adottano comportamenti “ecocompatibili” in merito alle modalità di spostamento.

C’è bisogno insomma di green economy. L’economia indirizzata al verde oltre che risolvere molti problemi ambientali potrebbe rappresentare un volano per il rilancio dell’occupazione.

Nel 2012 le assunzioni non stagionali previste dalle imprese riguardano per oltre la metà under 30, generando quindi nuove opportunità per questa fascia della popolazione particolarmente vulnerabile in termini occupazionali.

Infatti negli ultimi tre anni nel Lazio un’impresa su quattro (il 24,5% del totale) ha investito o programmato di investire nel 2012 nel green (23,6% in Italia). A livello provinciale, tra il 2008 e il 2011, la maggiore incidenza di imprese green si registra a Rieti (26,1%); cui seguono Frosinone (24,8%), Latina (23%), Roma (21,7%) e Viterbo (21,2%). Gli ‘eco-lavori’ possono rientrare in qualunque settore, dall’amministrativo al manifatturiero, all’agricolo, purché siano in grado di accompagnare il processo di riconversione dell’economia in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale.

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