Riciclaggio ai vertici del Tar del Lazio, arresti e perquisizioni

Palermo. Coinvolta anche Frosinone nella maxi inchiesta diretta dalla procura di Palermo per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e abusiva attività finanziaria. Una trentina di arresti e un centinaio di perquisizioni sono in corso di esecuzione da parte della Guardia di Finanza. Tra gli arrestati un giudice del Tar del Lazio - Franco Angelo Debernardi, da diversi anni in servizio  - e anche due carabinieri. Secondo l' accusa, i militari avrebbero offerto un significativo apporto in illecite operazioni di cambio valuta. Gli arresti e le perquisizioni vengono eseguiti da militari del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza. I provvedimenti sono stati firmati dal gip di Palermo Guglielmo Nicastro, che ha accolto le richieste della procura della Repubblica. Tra gli arrestati figurano Gianni Lapis, noto per essere stato il commercialista di Massimo Ciancimino (quest' ultimo figlio dell' ex sindaco di Palermo, Vito), e Vittore Pascucci, già coinvolto in passato in altre inchieste giudiziarie. Le indagini hanno già permesso di sequestrare valuta straniera (principalmente dollari Usa, won nord-coreani e franchi svizzeri), per un controvalore complessivo superiore a 11 milioni e mezzo di euro e di denunciare 93 persone. Le attività, eseguite dalle prime ore del mattino dalle fiamme gialle del nucleo speciale di polizia valutaria di Roma e di altri 29 reparti della guardia di finanza, hanno interessato le province di Palermo, Roma, Torino, Aosta, La Spezia, Milano, Varese, Como, Verona, Vicenza, Padova, Modena, Firenze, Arezzo, L'aquila, Frosinone, Benevento, Napoli, Crotone, Cosenza, Messina e Catania. Gli inquirenti e gli investigatori sono convinti di aver individuato un vasto giro di riciclaggio e di attivita' finanziarie abusive. Numerosi i reati ipotizzati a carico dei responsabili: non solo associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, finalizzata al riciclaggio di ingenti quantitativi di denaro in divisa estera e al commercio dell'oro, attraverso l'esercizio abusivo della professione di intermediario finanziario con modalità tali da eludere il sistema della tracciabilità delle operazioni (aggirando il circuito bancario e consentendo di fatto l'immissione nei mercati di denaro contante), ma anche falsificazione, spendita e introduzione nello stato di monete falsificate, detenzione illegale di armi e munizionamento, truffa e violazioni alla disciplina del mercato dell'oro. Fondamentale per la ricostruzione dei fatti e l'addebito delle singole responsabilità è stato l'impiego di un finanziere "sotto copertura" che, infiltrato nelle diverse organizzazioni, ha partecipato alle trattative necessarie per concludere le operazioni di cambio, acquisendo così precisi elementi di prova.

 

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