Nube tossica dall'impianto di Castellaccio: tra dieci giorni le risposte Arpa.(foto) Intanto la gente si riversa in piazza e dice "Basta agli inceneritori." Il


Un momento del flash mob organizzato da Retuvasa a Colleferro (foto Retuvasa)
Un momento del flash mob organizzato da Retuvasa a Colleferro (foto Retuvasa)

Frosinone. Occorre tempo e studio analitico per comprendere la portata dell'inquinamento ambientale provocata dalla coltre nera di fumo sprigionatasi in seguito all'incendio del capannone in località Castellaccio presso i locali della Enercombustili, gruppo Acea Ambiente,  in  al km 57.200 della casilina tra Anagni e Colleferro. L’ARPA Lazio chiede tempo e comunica ufficialmente di essere intervenuta tempestivamente alle 4.00 della mattina di Mercoledi scorso recandosi sul luogo dell’incendio. Il personale dell’Agenzia  ha installato, in prossimità dell’impianto, campionatori automatici "per la rilevazione di PCB, IPA e diossina e per la rilevazione dei metalli su PM10". Il campionamento di IPA e metalli verrà effettuato anche dalle centraline della rete della qualità dell’aria di Anagni e Colleferro. Il campionamento proseguirà nella prossima settimana e le risposte analitiche potranno essere fornite successivamente. Minimo dieci giorni di tempo necessari per comprendere cosa abbiamo respirato. Cosa si è depositato sui nostri tetti, le nostre verdure i nostri campi. E mentre il sindaco di Anagni, il dott. Carlo Noto, ha interdetto alla popolazione l'uso di frutta e verdura coltivati e raccolti nel raggio di azione della nube, 500 mt secondo quanto recita l'ordinanza, le associazioni ambientaliste nel pomeriggio di ieri hanno dato vita ad un flash mob in piazza Italia. Partecipata e sentita, la manifestazione è stata pacifica e di riflessione su quanto accade intorno a noi, sulla presenza degli inceneritori, sugli enti chiamati a vigilare, sul grado di inquinamento ambientale dlela Valle del Sacco. "La popolazione di Colleferro vuole sapere, non è più disposta a pagare sulla propria pelle la gestione criminale del ciclo dei rifuti e gli effetti di decenni di inquinamento, la politica criminale di consumo del poco suolo rimasto libero. Questa volta con l'incendio dell'impianto CDR del Castellaccio il soggetto criminale è ACEA." Non ci girano intorno i portavoce dell'associazione ambientalista. Alberto Valleriani davanti alle rassicurazioni del comandante dei vigili del fuoco di Frosinone Maurizio Liberati incalza: "Negli impianti di preparazione del CDR vengono trattati materiali come carta, legno e plastiche; in particolare, è noto che le procedure di selezione non garantiscono l’esclusione totale delle plastiche che generano diossine e PCB nella combustione. Gli impianti di incenerimento, a loro volta, utilizzano sistemi di abbattimento e filtrazione per evitare la diffusione delle sostanze pericolose, dei quali conosciamo peraltro l’insufficienza a garantire il blocco totale delle emissioni nocive. La combustione avvenuta nell’incendio dell’impianto di Castellaccio è suscettibile di aver prodotto un danno grave all’ambiente."

 

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Il sindaco Sturvi da Paliano scrive alla Prefettura:"Quali rischi per la salute?"

A seguito dell’incendio verificatosi mercoledì 19 giugno presso l’impianto di produzione di Cdr sito in località Castellaccio, nel territorio del Comune di Paliano, il Sindaco, Maurizio Sturvi, si è rivolto alla Prefettura di Frosinone per chiedere l’istituzione di un tavolo di confronto con gli enti preposti “per capire l’effettivo ed eventuale danno ambientale provocato dalle emissioni in atmosfera sprigionatesi dall’incendio”. Scopo dell’iniziativa del Sindaco è “sensibilizzare tutte le autorità competenti al fine di accertare l’effettiva consistenza dell’accaduto e poter rispondere in maniera univoca alle continue sollecitazioni della cittadinanza”. L’impegno dell’Amministrazione Comunale, inoltre, si è contestualmente concretizzato nella richiesta, girata agli organi competenti, conoscere con estrema urgenza “lo stato di contaminazione dell’area, alla luce delle emissioni dei fumi in atmosfera. Ciò al fine di adottare i conseguenti provvedimenti di competenza a tutela della pubblica e privata incolumità”.

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