L'assassino di Samanta non parla. Per i giudici resta in carcere: "Potrebbe tornare ad uccidere"

Un momento del ritrovamento del cadavere di Samanta dietro la parete di cemento. In azione nella foto il cane "molecolare"
Un momento del ritrovamento del cadavere di Samanta dietro la parete di cemento. In azione nella foto il cane "molecolare"

Sora. Non risponde alle domande del giudice, lo sguardo assente sul volto rassegnato di chi vuole rimuovere i fatti come se non fossero mai accaduti. Si presenta cosi Antonio Cianfarani, 42 anni, manovale di Sora. L'uomo arrestato con l'accusa di aver ucciso Samanta Fava e averne occultato il cadavere dietro una parete in cemento nella cantina del suo appartamento al centro storico di Fontechiari a pochi km da Sora. Oggi quest'uomo tace ma un mese fa aveva parlato con la polizia che indagava da un anno sulla scomparsa della 35 enne sorana. Aveva raccontato che il cadavere di Samanta era nel fiume Liri. Lo aveva gettato lui stesso li dopo che Samanta aveva accusato un malore ed era morta. Sulla base del suo racconto polizia, vigili del fuoco e sommozzatori si erano attivati per trovare quel cadavere. Nel frattempo su Cianfarani si erano concentrate tutte le attenzioni della polizia che ha scavato nella sua vita privata per capire chi fosse. Un anno fa, quando l'ex marito di Samanta, ne aveva denunciato la scomparsa alla polizia, Antonio Cianfarani allontanava da sè ogni sospetto chiedendo in giro se qualcuno avesse visto Samanta. Dopo un anno il cavadere della donna viene trovato nel suo appartamento. I giudici hanno deciso in queste ore di convalidare il fermo del muratore che deve rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il gip di Cassino, Donatella Perma, ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere rilevando il pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Il legale dell'uomo  aveva chiesto i domiciliari. Chi è quest'uomo? Samanta aveva una relazione con lui, il suo ex marito lo sapeva. Spesso la donna si presentava accompagnata Cianfarani a prendere il figlio a casa del suo ex. Una madre giovane che dopo la separazione con il marito aveva deciso probabilmente di rifarsi una vita con quell'uomo. Dopo il giallo della scomparsa e del ritrovamento del corpo, con arresto del muratore di Sora, di Samanta resta il mistero di quelle ore precedenti la sua morte. Cosa è successo in quell'appartamento di Fontechiari? Perchè Cianfarani l'avrebbe uccisa e con fredda lucidità ha costruito una parete in cemento dietro la quale ha nascosto il cadavere dopo averlo pazientemente avvolto in un sacco nero e poi in un lenzuolo. A Fontechiari, comunità di poco più di mille abitanti, la gente è sconvolta. A pochi passi da quell'agglomerato di case si è consumato un delitto senza che nessuno si accorgesse di nulla. Un mistero la morte di Samanta che solo una piena confessione di Cianfarani chiarirebbe in ogni dettaglio. Intanto c'è attesa anche per l'esito dell'esame autoptico per chiarire le cause del decesso della 35enne che, secondo indiscrezioni, soffriva di attacchi epilettici. Una prima ispezione cadaverica tuttavia avrebbe rilevato tracce di aggressione fisica. Il cadavere di Samanta non mente. Forse può "raccontare" se la donna prima di morire ha subìto percosse e maltrattamenti che le sono stati fatali.


Il ritrovamento di Samanta Fava

 

Samanta come Adriana Tamburrini. L'ass. D'Orazio: "Fermiamo il femminicidio"

Sora. La città è sconvolta per quanto accaduto a Samanta Fava. Una morte brutale che lascia aperti molti interrogativi.  "Ancora una donna probabilmente vittima della violenza cieca di chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla, ancora un dramma per la nostra città già colpita, nel 2005, dall’uccisione efferata della diciassettenne Adriana Tamburrini". Questa la dichiarazione dell'assessore D'Orazio che aggiunge: "Come donna e come amministratrice, non possono restare indifferente di fronte ad un avvenimento che colpisce così duramente l’opinione pubblica visto che, in Italia, la violenza contro le donne sta diventando quotidiana."

 

 

"Torno a ribadire che condivido pienamente la linea dura espressa dall’On. Alessandra Mussolini e da altre parlamentari del Pdl, tra le quali l’On. Paola Pelino, con il disegno di legge che chiede di introdurre un intervento normativo specifico contro i reati di violenza sulle donne con l’aumento di pena da un terzo fino alla metà se i reati sono “tali da provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica od economica, oppure idonei a creare la coercizione o la privazione della libertà di vita, pubblica o privata”.

 

 

"Auspico che l’iter parlamentare del Ddl sia veloce, aggregando tutte le forze politiche: è un segnale forte per contrastare il femminicidio, è un atto doveroso per dare giustizia a Samanta Fava, ai suoi familiari e a quante hanno perso la vita per mano di partner o di ex compagni respinti. Uccidere la “propria” donna è un aggravante perché scaturisce da una malata ossessione mortale. Mi auguro che la disgrazia che ha colpito la nostra città riesca a sensibilizzare l’opinione pubblica e a mobilitare le necessarie risorse per finanziare progetti che aiutino le donne in difficoltà. In veste di Assessore alle Pari Opportunità, porto da sempre nel cuore l’idea di realizzare a Sora una casa di accoglienza per donne che hanno subito violenza. Un progetto ambizioso che deve vedere uniti, sul fronte comune della solidarietà, Enti, Istituzioni e Partner privati. È una causa per la quale vale la pena di lottare: tutti dobbiamo impegnarci per restituire dignità e voglia di vivere a tante donne sprofondate con i loro figli in tunnel fatti di dolore e di disagio fisico e psicologico".

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0