Sangue e soldi sporchi nelle sale bingo della ciociaria: Scacco ai casalesi: Arresti e perquisizioni all'alba (foto e video)

Tra i beni sequestrati anche due Ferrari ed un castello

Frosinone. Il cuore della ciociaria teatro degli sporchi affari camorristici legati alla famiglia dei Casalesi che attraverso il business delle scommesse si era ramificata nel frusinate. Operativo a Frosinone quindi il clan camorristico dei Casalesi con particolare riferimento alla frangia storicamente riferibile alla famiglia Schiavone. Lotte intestine, episodi cruenti, minacce ed estorsioni erano all'ordine del giorno all'interno di una nota sala Bingo, quella di Ferentino. La holding del gioco e delle scommesse aveva preso di mira le quote societarie del Bingo di Feretino. Nel 2008 la società era in sofferenza economica  e cosi è subentrato il clan dei casalesi con particolare riferimento alla frangia storicamente riferibile alla famiglia Schiavone.

 

 

Tre i personaggi chiave: l’amministratore e socio di maggioranza della società che gestiva la sala bingo di Ferentino, particolarmente esperto del settore ed in possesso di informazioni privilegiate, grazie alla carica, ricoperta all’epoca, di Presidente della ASCOB (Associazione Concessionari del Bingo); un esponente della cosca mafiosa facente capo alla famiglia Santapaola di Catania, socio della stessa società, che ne aveva intestato le quote alla moglie ed un affiliato al clan camorristico “dei casalesi”, che aveva versato parte dei capitali per conto di tutti i soci e fungeva da consigliere della società, già coinvolto in altre indagini della D.D.A. di Napoli, aventi ad oggetto le connessioni tra il clan “dei casalesi” e le attività economiche nel settore dei giochi e delle scommesse.

 

Si è potuto così ricostruire una vastissima, rilevante e spregiudicata attività di acquisizioni societarie in varie città italiane da parte di soggetti che, a vario titolo, rappresentavano una convergenza di interessi tra diverse consorterie criminali di stampo mafioso, nel senso che il clan “dei casalesi” e la cosca riferibile alla famiglia Santapaola di Catania hanno reimpiegato, tramite persone di loro fiducia, parte consistente dei loro profitti illeciti per la gestione delle scommesse e l’installazione, presso locali pubblici, di slot machine.

 

All'alba sono scattati  numerosi arresti ed il sequestro di ingenti patrimoni, in particolare attività economiche del settore del gioco e delle scommesse.L’operazione della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Frosinone ha preso avvio a seguito di atti violenti e vicende societarie che hanno interessato la sala bingo ciociara ed hanno preso in esame assetti proprietari e collegamenti con la criminalità organizzata arrivando a disvelare una fitta rete di affiliati e prestanomi della camorra ma anche della mafia del boss Nitto Santapaola, in grado di acquisire il controllo di rilevanti attività economiche. 

 

 

E’ stato così possibile individuare vari livelli di illegalità, con al vertice le consorterie criminali di stampo mafioso che dettano le regole di mercato e di successiva gestione delle attività e, un gradino  sotto, faccendieri scaltri e spregiudicati, che fanno da raccordo con il crimine organizzato, consentendo una costante e progressiva infiltrazione anche su territori apparentemente non contaminati dall’opera della criminalità organizzata.

 

I soggetti investigati operavano, per conto della criminalità organizzata, approfittando delle difficoltà altrui ed entrando, dapprima in modo amicale e discreto e, successivamente, estromettendo senza scrupoli l’imprenditore in difficoltà: un meccanismo asfissiante e senza uscite, che strangola l’imprenditoria sana, premia il vizio e punisce la virtù.

Le indagini partite dall'esplosione del Bingo di Ferentino nel 2008

 

Le indagini sono partite dall’incendio al Bingo di Ferentino avvenuto nel 2008. L'incheista è stata lunga ed impegnativa ma grazie all'attività congiunta di Guardia di Finanza e polizia si è potuto ricostruire lo schema classico eseguito sul territorio di stampo mafioso. L'operazione ha portato all'arresto di 57 persone, cinque sul territorio ciociaro. Il sequestro tra quote societarie, beni mobili ed immobili, aziende, attività commerciali ammota a più di 200 milioni di euro. Cifre enormi. Basti pensare che nell'elenco dei sequestri c'è anche un castello e ben due Ferrari. Nello specifico la F550 Maranello. In tutto sono  347 beni immobili per una delle più importanti operazioni di contrasto ai clan mafiosi  a livello nazionale. Le indagini hanno messo in evidenza che Frosinone è un  territorio ambito per il riciclaggio. Agli arrestati viene contestato infatti il reato  416 bis del codice penale, ovvero l'azione di  stampo mafioso. Il reato pricipe tuttavia è proprio il riciclaggio.  Meccanismo centrale: la criminalità investe denaro in attività lecite ed illecite e sovvenzionava poi altre attività. "A guardare sotto il tappeto la situazione è inquietante" ha dichiarato il Questore De Matteis. Determinante l'attività investigativa della guardia di finanza per il reato del riciclaggio. Ben 69 terreni, 84 fabbricati, ville ed un castello, 18 aziende ovvero imprese avviate e di grande valore. Ammontano a 220 i conti correnti sequestrati. Basso profilo e alta specializzazione era la tecnica collaudata da questi personaggi di spicco della criminalità organizzata.  La criminalità agisce come impresa e rintracciare i movimenti delle grandi somme di denaro è molto difficile. La mafia ha  superato il concetto di territorio.

Un momento della conferenza stampa in questura
Un momento della conferenza stampa in questura

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