Assolto dopo otto mesi di carcere

Era incapace di intendere e di volere. Questa la sentenza che ha rimesso in libertà un giovane affetto da ritardo mentale e che da otto mesi era detenuto nel carcere di Cassino.

Il ragazzo, conosciuto da tutti, con il soprannome di Chiò Chiò, era detenuto perché aveva commesso una rapina a mano armata.

Subito dopo essere uscito dal negozio però è stato lui stesso a chiamare la polizia e ad autodenunciarsi.

Benché in città fosse nota l’instabilità mentale del giovane ci sono voluti mesi prima di affidare una perizia ad un medico specialistico che ha dichiarato Chiò Chiò incapace di intendere e di volere.

Nel frattempo il ragazzo è rimasto ristretto in carcere sino ad oggi. Il Gup (il giudice per le udienze preliminari) ha quindi assolto il giovane ed ha disposto la sua permanenza presso una casa di cura.

Singolare anche un altro elemento di questa vicenda.

L’avvocato difensore aveva proposto istanza di immissione al gratuito patrocinio: il giovane non ha alcun reddito e quindi non avrebbe potuto pagare il suo legale.

Ma il Giudice non ha concesso il beneficio, considerato che il ragazzo, commettendo reati, aveva i soldi per pagare. La sentenza ha lasciato perplessità anche al suo difensore il quale si sarebbe chiesto: “io dovrei essere pagato con il provento dei delitti? E così non risponderei del reato di ricettazione per aver  ricevuto il frutto di altro reato ben sapendolo tale?”. Il problema in realtà non si pone, perché Chiò Chiò,  come è noto a tutti, commette da anni reati per sfamarsi, non ha alcuna liquidità e quindi non ha  pagato il suo avvocato.

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