La Marangoni di Anagni "come la Costa Concordia"

La proprietà chiede 20mln di euro per rimettersi dritta a galla

La vertenza Marangoni paragonata alla costa concordia dal segretario della cisl Ennio La Bella a margine dell'incontro di oggi presso il salone di rappresentanza della Provincia di Frosinone per fare il punto alla presenza delle istituzioni e dei politici del territorio. Parlamentari perlopiù invitati dai rappresentanti delle sigle sindacali di cgil,cisl,uil ed ugl al fine di illustrare a che punto è la vertenza e chiedere loro di fare "pressing" sulle istituzioni e fare in modo di riportare a galla lo stabilmento  "affondato per metà" tanto per utilizzare la metafora della concordia. In sala tuttavia erano presenti solo gli operai. I parlamentari del territorio erano assenti. Unico assente giustificato il consigliere regionale mauro Buschini preso da impegni istituzionali in Regione e rappresentato in sala da Di Cosmo. Detto questo mi chiedo noi giornalisti come dovremmo commentare l'incontro di oggi. In apertura dei lavori è stato detto che la tanto auspicata data dell'incontro al ministero è stata fissata per il 24 alle 12. Si attende per oggi pomeriggio l'ufficialità dopo che per ben due volte è stata rinviata la convocazione in Regione.  Intanto questa della data potrebbe essere una buona notizia. Per il resto è stato ribadito lo schema della situazione. Abbiamo da una parte la proprietà Marangoni spettatore passivo della vertenza. Tiene lo stabilimento di via Anticolana chiuso perché non ha liquidità. Cosa fa? Mette sul piatto due condizioni per restare sul territorio e rimettersi in asse.  Chiede venti mln di euro per produrre pneumatici di alta gamma ed imporsi sul mercato.  Soldi che accetta volentieri anche nella formula del prestito. Seconda opzione: che gli venga trovato (a questo punto dalle istituzioni, Ministero, Regione Provincia)  un partner per iniettare liquidità e aprirsi a prospettive future. Condizioni quasi irrealistiche perché su queste richieste incombe implacabile il tempo. Da oggi 17 ottobre la proprietà ha 75 giorni di tempo a disposizione per aprire la procedura di mobilità e quindi avviare il licenziamento collettivo. Attualmente non ci sono proposte di partenariato realistiche.  

“Se Marangoni non aprirà la procedura di mobilità - ha dichiarato Mauro Piscitelli della Uiltec- dovrà pagare gli stipendi agli operai successivamente alla data del 31 Dicembre. Di contro il commissario della Provincia Giuseppe Patrizi e Di Cosmo dicono: “state tranquilli perché c’è l’Accordo di Programma nel quale far rientrare anche Marangoni.” L’accordo di Programma tuttavia, come ricordava Chiarlitti della Cgil “ necessità ancora di 30 giorni di tempo per il bando di gara e poi di circa sei mesi per l’esigibilità. Tempi che automaticamente escludono Marangoni.” “Stiamo giocando con il fuoco” stigmatizza Piscitelli della Uiltec “ L’unica cosa certa sul tavolo della vertenza è uno stabilimento chiuso ed una proprietà che non ce la fa più e che chiede ingenti somme di denaro. L’Accordo di Programma non può essere la soluzione per Marangoni. Allora mettiamoci d’accordo. Perché si continua a parlare di questo accordo di Programma se per Marangoni non è una soluzione? Gli operai picchettano lo stabilimento da due mesi. Sono senza lavoro e con 700 euro di cassaintegrazione che a breve termina di essere erogata. Parliamo di 410 operai più un centinaio dell’indotto. Ragazzi giovani di età compresa tra i trenta ed i quarant’anni. Cosa si debbono aspettare? Patrizi ha ribadito: “Non voglio illudere nessuno ma qualche spiraglio c’è (..) in un modo o nell’altro abbiamo il dovere morale di risolvere la vertenza Marangoni.” In un modo o nell’altro? Quante sono le possibilità che la Marangoni riparta riaprendo i cancelli secondo quanto invocato anche oggi da Ennio La bella della Cisl? Chi sta realmente tenendo le redini di questa vertenza? Perché l’appello dei sindacati  non è stato raccolto oggi dai parlamentari del territorio?


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Commenti: 1
  • #1

    un lettore (giovedì, 17 ottobre 2013 16:19)

    E' inutile continuare a giocare sulla pelle degli operai, dite loro le cose come stanno davvero: questo le ricordo ai politici locali, alle istituzioni che dovrebbero intervenire su questa vicenda, al proprietario della Marangoni che ha deciso di chiudere. Gli operai in mezzo sperando in un Miracolo per tornare al lavoro. Non e' cosi' la rotta e' stata tracciata , cioe' la chiusura definitiva. SI SALVI CHI PUO'