Perseguitato per aver denunciato la coopertiva che gestisce i rifugiati politici

Aggredito dal suo compagno di stanza che gli impedisce di rientrare nell’appartamento. È costretto a farsi ospitare dai vicini o a dormire fuori casa.

Si tratta di Ehtisham Mehmoud 31 anni, in Italia dal giugno 2011 come rifugiato politico. Dopo aver vissuto ad Arpino per qualche mese, è stato ospitato dapprima presso un albergo di Frosinone e poi in un appartamento di Cassino insieme ad altri tre ragazzi anch’essi rifugiati.

A qualcuno però non è piaciuto il suo intervento in una trasmissione televisiva dove ha denunciato le condizioni dei rifugiati politici, con solo sei euro al giorno ma semi sbandati e senza lavoro.

L’intervista ha generato una serie di vendette nei suoi confronti portate avanti da uno dei suoi coinquilini che ieri, quando Ehtisham ha tentato di entrare in casa, lo ha colpito con un pugno in faccia facendogli capire che non è più gradito in quell’appartamento.

Tuttavia per lui è l’unico posto dove andare a dormire. È uno dei pochi rifugiati ad aver studiato e ad aver svolto diversi lavori, anche di responsabilità: nel suo paese si è occupato di paghe e contabilità, di  gestione del magazzino, parla italiano ed inglese corretto.

Ma aver rilasciato quell’intervista, parlando anche contro la cooperativa che gestisce i rifugiati a  Frosinone, gli ha portato una serie di conseguenze negative. “Si sono coalizzati per colpirmi in tutti i modi possibili – dice - Sono stato persino denunciato ed ho subìto un processo perché hanno detto che sono uno spacciatore. Il giudice, l’unico a parlarmi in inglese, ha capito che ero innocente e mi ha assolto. Ma le vendette ai miei danni non sono finite. Sono stato denunciato anche perché dicono che ho aggredito le assistenti sociali, ma invece è stata una di queste che mi ha dato uno schiaffo ed un pugno proprio mentre ero immobilizzato dai carabinieri che mi trasferivano in caserma. Poi, quando questi mi hanno portato via  qualcuno ha preso tutte le mie cose e le ha abbandonate davanti la caserma, sotto la pioggia. Quando sono riuscito a prenderle, mancavano i documenti ed il mio computer era sparito”. Ha paura addirittura per la sua vita Ehtisham. Sono due giorni che non può rientrare in casa neppure per lavarsi o andare in bagno. Lunedì 4 Novembre un assistente sociale arriverà da Roma per verificare cosa stia succedendo alla comunità di rifugiati che sono stati stanziati in una palazzina di Cassino, sono circa una ventina. Ehtisham teme altre vendette e che possano screditarlo al punto da abbandonarlo in strada, dove tra l’altro è stato già relegato. È fuggito dalla Libia perché il padre lavorava con Gheddafi, li ha rischiato il linciaggio, ma sembra che in Italia il suo destino non sia cambiato.

Scrivi commento

Commenti: 0