Un progetto per trasformare la Valle del sacco in una Smart Valley

Cento microprogetti sull'energia, l'agricoltura, la mobilità sostenibile

Cinquantacinque comuni, tre province, 600 mila abitanti. Sono i numeri della Valle Del Sacco, persone e comuni coinvolti nel disastro ambientale degli anni settanta. La contaminazione da betaesaclorocicloesano che partita dagli insediamenti industriali di Colleferro è arrivata, trasportata dal fiume sacco, fino a Falvaterra, sedimentando veleni e morte.

 

Dopo trent’anni trascorsi in buona parte nell’omertà e nell’immobilismo delle istituzioni si torna a parlare di bonifica e riqualificazione della Valle ribattezzata dei veleni con “il sogno di trasformare quello che è percepito come negativo in un qualcosa di positivo” ha detto l’onorevole Daniela Bianchi nella sua introduzione ai lavori del workshop smartvalley: la Ri(e)voluzione della Valle del Sacco. Un incontro ospitato nella sala Menchelli del Consiglio Regionale del Lazio in via della pisana ieri pomeriggio. 

Un dibattito al quale sono stati chiamati a partecipare tutti i sindaci dei comuni coinvolti unitamente alle associazioni ambientaliste e quelle che rappresentano l’imprenditoria. Poche le presenze. Non tutti i sindaci hanno risposto all’invito. La platea si è dimostrata fredda e distaccata eccetto qualche isolato intervento.

 

Il workshop è stato incentrato sulla presentazione del progetto dell’architetto Kipar. “Un Piano di azione programmatica per riqualificare la Valle del Sacco e poter attrarre risorse economiche europe” cosi come è stato enunciato dall’on. Bianchi che ha profuso fin dall’inizio il suo impegno per questa causa. Kipar ha parlato con passione ma non è riuscito a coinvolgere i diretti interessati.

L’architetto, supportato dalle slide,  ha illustrato l’enorme rivoluzione che è stata compiuta in Germania dove l’insediamento industriale selvaggio in vent’anni aveva stravolto il paesaggio danneggiandolo. Oggi la Germania con l’introduzione del fotovoltaico sta mettendo in ginocchio i produttori di energia.

Nel Bacino della Ruhr una miniera è diventata la sede di una multinazionale, un bacino industriale dismesso è diventato la capitale europea della cultura. Kipar forte dei risultati raggiunti nel cuore dell’Europa ha cercato di iniettare fiducia negli uditori per far comprendere il potenziale della valle del sacco 50 km di paesaggi energetici, con la grande risorsa del fiume- ha spiegato Kipar nel suo intervento-  da Colleferro a Ceprano c’è la cultura industriale, si può coniugare in questo percorso tradizione ed innovazione, sette le linee di azione per 100 microprogetti sull’energia, l’agricoltura, il turismo, la cultura la mobilità. Il tutto secondo una sinfonia. Alla base ci deve essere una regia. Non è un percorso semplice ma ci sono tutte le carte in regola per captare i finanziamenti previsti nell’arco di sette anni dal 2014 al 2020 puntando su sviluppo ed innovazione”.

Le linee guida di Kipar sono state sottoscritte da Legambiente e Retuvasa ma non hanno ricevuto il plauso di altre associazioni ambientaliste della provincia romana. Critiche nei confronti di Kipar le associazioni hanno presentato un progetto alternativo. Cosi come ha fatto anche la Sapienza di Roma presentando un progetto sul recupero della valle. Studi scientifici di anni.

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Commenti: 1
  • #1

    salvocannotav (giovedì, 21 novembre 2013 23:17)

    Più smart di così. Far credere che il disastro ambientale risalga agli anni '70 per accedere ai fondi europei facendo finta che sia possibile bonificare la valle del Sacco in corso di sversamento di rifiuti tossici. Viste le premesse non è difficile immaginare chi si aggiudicherà gli appalti