Il Vescovo Spreafico: "Essere cristiani significa donare senza aspettarci alcun tornaconto"

“È difficile oggi parlare di speranza ma io credo che il signore viene proprio per parlarci di speranza, che possiamo guardare al futuro con la certezza che se l’impegno sarà di tutti, se ognuno imparerà a dare qualcosa agli altri, se usciremo da un modo lamentoso di vivere, io credo che il futuro sarà migliore per tutti.

Di questo è convinto il vescovo di Frosinone che ha parlato di una chiesa che per prima deve impegnarsi ad uscire da se stessa, dalle sacrestie per stare in mezzo alla gente: “senza la misericordia nessuno saprebbe andare oltre il male che c’è in ciascuno di noi”.

Ma c’è bisogno anche di prendere delle posizioni ferme: “bisogna parlare chiaro di fronte all’ingiustizia, alla disumanità, all’abbandono” ha detto Spreafico il quale, come lo stesso Papa Francesco, auspica una chiesa “povera  per i poveri”. Il vescovo nel suo discorso natalizio ha parlato anche dell’importanza del “senso del dono”, della gratuità, del regalare noi stessi agli altri senza aspettarci  alcun tornaconto. Questo è quello che si prefigge anche la Caritas diocesana che nel 2012 ha incontrato e sostenuto oltre 4500 persone in difficoltà economiche. Un esercito di nuovi poveri che aumenta di anno in anno che la diocesi affronta in prima persona non solo con gli aiuti materiali per chi è in difficoltà economiche ma anche attraverso gli accordi con le banche per costituire un fondo antiusura o per fronteggiare un altro bubbone della società di oggi, ossia le aste giudiziarie: più di 1000 le esecuzioni immobiliari nella sola zona di Frosinone, circa 900 a Cassino. Tantissime le persone che vengono private della casa perché non riescono a pagare i debiti. Insomma una chiesa che si fa carico dei problemi di oggi, di una povertà che si allarga a macchia d’olio. Con una banca in particolare si è costituito un fondo che non solo aiuta chi, per esempio, ha avuto il distacco dell’energia elettrica, ma anche per impedire che si cessino gli studi universitari perché non si hanno i soldi per pagare le tasse.

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