Ucciso con due colpi di roncola e poi gettato nel fuoco

Due colpi di roncola alla nuca e poi è stato gettato nel fuoco. Così sarebbe morto Aldo Mastrodonato il 68enne di Giuliano di Roma. Ad ucciderlo un operaio indiano di 34 anni, Singh Angrej. Secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri, l'uomo si sarebbe recato nell'azienda di Ceccano in via Cese dove aveva un cavallo.

 

Un’operazione che faceva quasi tutti i giorni, così come era solito entrare in quello che in pratica era l’appartamento dell’indiano dove c’era un camino, per riscaldarsi.

 

Questa volta però tra i due è scoppiata una discussione che si è trasformata in tragedia. L’indiano ha preso la roncola e ha colpito due volte l’anziano alla testa. Poi resosi conto di quanto aveva fatto ha cercato di far sparire le tracce.

 

Quindi ha ripulito la roncola dal sangue ed ha gettato l’uomo nel fuoco sperando che le fiamme facessero sparire le prove del delitto. Poi sapendo che di li a poco sarebbe arrivato il proprietario dell’azienda agricola lo ha chiamato simulando di aver trovato Aldo Mastrodonato  già morto all’interno del camino.

 

Intorno alle 15 è arrivato il proprietario che ha dato l’allarme ai carabinieri. Questi all’inizio avevano creduto alla tesi del malore, che il 62enne si fosse sentito male e che da solo fosse caduto tra le fiamme. I militari però hanno voluto vagliare tutte le ipotesi e così sono cominciati ad emergere i primi elementi di prova che andavano in dissonanza con quanto dichiarato dall’indiano.

 

Innanzitutto i due colpi alla nuca non erano spiegabili con una semplice caduta, poi la roncola sulla quale, grazie ad indagini accurate sono state ritrovate tracce di sangue; infine la telecamera del distributore che si trova a 300 metri, aveva inquadrato per tutto il tempo l’azienda agricola. Da li i carabinieri hanno appurato che nessun altro era entrato nella sala del camino a parte l’indiano e la sua vittima.

 

A questo punto hanno sottoposto il 34enne ad un  nuovo e pressante interrogatorio. Dopo circa tre ore l’indiano è crollato ed ha confessato tutto. Stando alla tesi di questi, il 62enne gli avrebbe fatto delle avances che lui non avrebbe gradito tanto da spaccargli la testa con la roncola.

 

Anche su questa versione però i carabinieri hanno dubbi: l’indiano è un uomo molto grosso ed alto, si sarebbe potuto liberare dell’anziano con una semplice spinta se, davvero questi lo avesse provocato sessualmente.

 

In ogni caso la difesa sarebbe stata enormemente sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta. Intanto il pubblico ministero che ha seguito le indagini il dottor Di Cicco ha disposto il suo arresto che dovrà nelle prossime ore essere convalidato anche dal Gip. Una convalida quasi scontata vista anche la confessione del delitto del quale però molti sono ancora i dubbi da chiarire.

Singh Angrej 34enne indiano, reo confesso, non è sposato, ha un figlio. Vive da anni in Italia e lavorava come operaio presso l'azienda agricola di Ceccano. Secondo il referto del medico legale la causa della morte è da ricondursi all’asfissia e alle ustioni riportate dal cadavere.

 

Questo significa che anche dopo i due colpi alla nuca Aldo Mastrodonato era ancora vivo e, se fosse stato portato in ospedale aveva speranza di sopravvivere.

 

La circostanza aggrava ancora di più la posizione di Angrej il quale, se dopo il raptus omicida si fosse fermato ed avesse chiamato i soccorsi, avrebbe forse potuto impedire la morte del 62enne.

 

Singh Angrej era conosciuto come una persona mite, non ha precedenti penali. Ora dovrà rispondere di omicidio volontario.

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Commenti: 6
  • #1

    silvia (venerdì, 21 febbraio 2014 12:22)

    Pazzesco!

  • #2

    ANTONIO (venerdì, 21 febbraio 2014 19:39)

    COSE DA PAZZI

  • #3

    in difesa dei nostri marò (sabato, 22 febbraio 2014 21:03)

    bisognerebbe tenerlo in galera come ci stanno i nostri da oltre un anno ( e le famiglie sono state profumatamente risarcite )

  • #4

    Un lettore (domenica, 23 febbraio 2014 21:15)

    arrestatelo buttate via le chiavi della cella e fra 50 anni rimandatelo a casa sua in India . Noi Italiani siamo solidali coi nostri Maro' che loro difendevano i diritti internazionali di salvaguardia delle navi. Ricordiamo i fatti sono accaduti in acque Internazionali. Fate intervenire L'ONU.

  • #5

    angelo (lunedì, 10 marzo 2014 12:20)

    dicono che gli italiani sono tutti razzisti ma nn è vero niente ognuno deve avere la sua fede religiosa !!!! io avrei tre proposte la prima la legge del corano occhio x occhio la seconda il carcere a vita la terza dopo che li abbiamo vestiti e sfamati gli abbiamo dato una posizione dico di rimpatriarli tutti , visto come si stanno comportando con i nostri marò e questa l'italia riprendiamocela visto è considerato che nn valiamo niente x una commessa di elicotteri quarda che stanno a fa , booooo ,esprimo dal profondo del cuore le condoglianze alla famiglia .

  • #6

    Giovanni (martedì, 11 marzo 2014 13:25)

    PER QUELLO CHE HA FATTO MERITA LA GALERA A VITA COME QUELLA MAMMA CHE NE HA AMMAZZATO 3 E FIGLIE, CI COSTANO 170 EURO AL GIORNO IN GALERA FARLI PAGARE VITTO E ALLOGGIO FINO CHE STANNO IN ITALIA O RIMANDARLI AL LORO PAESE MARCHIATI A VISTA, IN FRONTE