No all’Impianto di Biomasse

Non ci può essere salute dei cittadini senza la salute del territorio. È questo uno degli slogan delle associazioni di volontariato contrarie all’impianto di Biomasse che dovrebbe nascere nella zona tra Frosinone ed Alatri.

 

La conformazione orografica del territorio della Valle del Sacco impedisce la presenza di correnti d’aria adeguate e capaci di spazzare via l’accumulo di sostanze inquinanti dell’area. Inoltre già esistono numerosi impianti industriali sottoposti alla direttiva Seveso, e discariche ed inceneritori di ogni tipo, senza soluzione di continuità, da Colleferro a San Vittore del Lazio.

 

Ci sono poi i divieti di pascolo, di coltivazione di ortaggi e di consumo di carni di animali allevati lungo le rive del Sacco e in altre aree del nostro territorio. Per esempio attorno allo stabilimento della Marangoni di Anagni. Per cui dirigenti e rappresentanti delle Istituzioni conoscono perfettamente l’altissimo livello d’inquinamento atmosferico raggiunto nel Capoluogo e nei comuni di Ferentino, Ceccano, Alatri, Anagni etc etc.

 

Un inquinamento certificato anche dall’aumento notevole di neoplasie polmonari, patologie respiratorie ed altro. Per questo, scrivono le associazioni (una decina tra cui Legambiente), “resta difficile comprendere come di fronte ad una realtà così documentata e certificata gli Enti pubblici competenti e preposti alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, abbiano potuto rilasciare l’autorizzazione per realizzare un impianto di biomasse nel Capoluogo”. Sulla questione inquinamento ed in particolare sulle centrali a Biomasse è intervenuto anche il chimico, dott. Federico Valerio, già membro della Società Italiana Chimici e di Medici per l’Ambiente, responsabile scientifico dell’Osservatorio Salute-Ambiente del comune di Genova. In una intervista rilasciata il 2 ottobre 2014 il dottor Valerio già definiva scelte sorpassate sia discariche che inceneritori. Le stesse centrali a biomasse che già nel 2014 erano un centinaio in tutta Italia sono in realtà delle centrali elettriche alimentate direttamente o indirettamente con biomasse, ovvero prodotti vegetali (cippato di legno, scarti alimentari, oli di mais, sansa di olive, eccetera) e scarti animali (pollina, scarti di macellazione, deiezioni da allevamenti suini e bovini).

 

Il dottor Valerio le definisce tra l’altro illegali. Perché?

“L'illegalità è dovuta al fatto che tutti questi impianti, una volta entrati in funzione, hanno peggiorato la qualità dell'aria dei territori che li ospitano con l'immissione in atmosfera di importanti quantità di ossidi d'azoto, polveri sottili e ultra sottili, idrocarburi policiclici aromatici, diossine”. “Le centrali a biomasse funzionano per combustione: a temperature che di solito superano gli 800°C, trasformano la materia delle biomasse (solide o liquide) in energia sotto forma di calore. Il calore alimenta una caldaia che può fornire riscaldamento (c.d. Co-generazione e teleriscaldamento, cioè lo sfruttamento dell’energia termica per riscaldare l’abitato circostante aumentando l’efficienza energetica dell’impianto che ne rappresenta circa il 70-75% della produzione) o produrre il vapore necessario per azionare una turbina e produrre energia elettrica (che rappresenta il 25-30% del potenziale energetico dell’impianto”.

 

A chi servono queste centrali? “Servono agli imprenditori che realizzano l’opera, per beneficiare di generosi incentivi statali previsti per le “fonti rinnovabili”. Senza incentivi statali verrebbe meno la ragione economica principale di questa attività. Se pensiamo che una centrale a biomasse solide della potenza di 1 MW accesa tutto l’anno, tutti i giorni, 24 h al giorno, consuma 14.400 t/anno di materia prima, due sono le considerazioni: la prima è che l’enorme inquinamento derivante dalla combustione di una così elevata quantità di materiale non è limitato soltanto all’entità dei fumi, delle ceneri e delle microparticelle emesse nell’aria, ma deve tener conto anche del traffico di camion necessario per il continuo rifornimento della biomassa da bruciare; la seconda è l’impossibilità di rispettare una clausola che troviamo sempre nei progetti di questi impianti “materiale reperito in zona”. Non è difficile capire come sia impossibile raggiungere tali quantità solo con le potature degli alberi o con il legname residuo del taglio consueto dei boschi in zona. Quindi il materiale da bruciare viene da forniture diverse, incluse importazioni di cippato a prezzo più economico, spesso proveniente dall’estero, anche da zone altamente inquinate o da paesi in via di sviluppo che subiscono il “land grabbing” (accaparramento di terreni da parte di società straniere)”. “Le centrali a biomasse possono bruciare qualsiasi tipo di combustibile secco e purtroppo in molti casi è stato accertato che in queste centrali venivano inceneriti illegalmente anche altri prodotti (immondizia, plastica, gomma). Inoltre il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) cioè il rifiuto secco trattato. Quindi è purtroppo possibile “per decreto” bruciare lecitamente i rifiuti in questo tipo di impianti”.

 

Quali rischi per l’ambiente e la salute sono connessi alle centrali a biomasse?

“Con le centrali a combustione diretta di biomasse l’impatto ambientale è molto gravoso, soprattutto in relazione al fatto che vengono considerate biomasse anche materiali altamente inquinanti (elenco D.M. 6 luglio 2012). Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l’ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani. Infatti a temperature elevate, fino ad 800° C, gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato”. Le associazioni chiedono quindi al Sindaco ed al Consiglio comunale del Capoluogo, al Presidente della provincia, ai consiglieri provinciali ed a tutti gli Enti preposti e  competenti a rilasciare il nullaosta per simili impianti a ritornare sulle decisioni assunte per impedire con ogni mezzo, legale e democratico, la realizzazione dell’impianto di biomasse a Frosinone.

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Commenti: 7
  • #1

    TANTO (venerdì, 25 marzo 2016 17:18)

    Sempre in culo al cittadino va' siamo una provincia col piu' alto indice di inquinamento e loro fanno pure la centrale di biomasse? Tanto crepano i ciociari !!! BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAA Vergognatevi tutti x per primo i politici locali che hanno distrutto questo territorio stupendo.

  • #2

    LUANA (venerdì, 25 marzo 2016 19:01)

    CARO TANTO NON SI PUò COMMISURARE TUTTO AI POLITICI , BISOGNA DIRE CHE IO NON SONO CONTENTA DI QUESTO, MA I POLITICI NON SONO TUTTI UGUALI, EPPOI SONO CONTRARIA ALLE CENTRALI BIOMASSE PERCHè COME TU DICI PRENDONO INCENTIVI E SCAPPANO INQUINANDO LA NOSTRA AMATA CITTà.

  • #3

    un lettore (venerdì, 25 marzo 2016 19:32)

    Condivido pienamente il commento numero uno, aggiungo solo una piccola cosa con la salute del cittadino non si scherza poi fanno il blocco del traffico per le polveri sottili !!! Mentre una centrale come questa di biomasse quando inquina ?

  • #4

    Carmine (venerdì, 25 marzo 2016 21:51)

    Se volete una città come punto di passaggio ovvero per andare al lavoro ci state riuscendo!Decidetevi voi cosa fare pensando alla vita del cittadino! Mi sembra tanto un qualcosa che viene dall'esterno e non dall'interno perché sarebbe subito il cittadino che vive nella città per dire di NO!

  • #5

    Salute del cittadino (venerdì, 25 marzo 2016 23:24)

    E chi se ne frega della vostra salute quando ci sono i soldi di mezzo?

    Sapete quanti ne becchiamo tra contributi europei, regionali, statali etc etc, senza contare le mazzette ricavate sulla cresta di chi ci vende le biomasse al quintuplo del loro valore...pazzi

  • #6

    cittadino (sabato, 26 marzo 2016 09:57)

    Ho capito siamo alla famosa frase del Marchese Del Grillo IO SONO IO VOI NON SIETE UN CAZZO questo e' il motto dei politici tanto cosa gli frega se la gente si ammala di tumore ANIMALI E' ANCHE UN ONORE DIRVELO

  • #7

    rush (martedì, 29 marzo 2016 15:44)

    Imprenditore e politico con i loro grossi culi se ne fottono della salute altrui magnano magnano magnano alla faccia nostra. Aspetto il voto, che sicuramente darò con il cazzò