Una Ciociara a Cannes

Tornei Nazionali di Tennis, il festival del cinema di Cannes, mostre a Roma, Milano, concorsi a Brescia; Reportage fotografici dal Kenya, la chiamano persino dal Senegal dove è conosciuta per l’arte delle sue fotografie.

 

Parliamo di Anna Maura Caira 35 anni fotografa Ciociaria. Riusciamo a parlare con lei pochi giorni prima della sua partenza per la Sardegna dove l’aspetta un’altra avventura insieme all’inseparabile macchina fotografica, la sua vera passione.

 

“Si, in realtà si tratta proprio di una passione che covava in me da tempo, aspettava solo il momento di venire fuori”.

 

Il tuo percorso di studi ti avrebbe portato altrove.

“Esatto. Mi sono laureata all’accademia delle belle arti di Frosinone ma il mio settore era il restauro”.

 

Quindi come sei arrivata alla fotografia professionale?

“Già durante il mio corso di laurea. C’era un professore francese che aveva insegnato nell’omologa accademia di Besançon (L'École des beaux-arts). Li si teneva un corso di fotografia molto particolare ed io chiesi di poter fare uno stage. Restai per tre mesi. Quel periodo cambiò la mia vita”.

Ma parlavi francese?

“Neanche una parola”.

Allora come hai fatto?

“La passione era troppo grande. Dapprima cercavo di intuire cosa stessero dicendo. Per i primi 15 giorni mi sono fatta tradurre tutto da alcune amiche sudamericane. Poi il problema della lingua sono riuscita a superarlo.”

Tanto che la Francia è diventata la tua seconda patria.

“Si, ci sono voluta tornare anche per approfondire le mie conoscenza sull’arte della fotografia. Non sei un vero fotografo se non sviluppi le tue foto. Quando lo fai capisci tante cose, l’importanza della luce, fondamentale, ed impari tanti piccoli trucchetti che ti servono poi quando sei li a scattare”.

Quindi ti sei “rinchiusa” in una camera oscura.

“È proprio così. Pensa che una volta, proprio quando ero all’accademia in Francia, ero talmente immersa nello sviluppo delle foto che avevo perso completamente il concetto del tempo. Quando sono uscita mi sono resa conto che avevano chiuso la scuola ed io ero rimasta chiusa dentro”.

L’esperienza però non ti ha spaventato più di tanto.

“Beh, in quel caso si. Sono andata nel panico. Ma poi la passione ti porta a fare le cose più straordinarie. Dopo laureata sono rimasta due anni in Francia. Ho lavorato a Parigi con diverse agenzie fotografiche ma contemporaneamente mi divertivo a fare le foto turistiche ai battelli sulla Senna. Poi ho abitato, sempre per lavoro, nel sud della Francia”.

Quindi a Cannes.

“Non proprio. Per il festival del cinema mi hanno chiamato dopo. Quando ero tornata in Italia. Ma non ci ho pensato due volte: ho fatto i bagagli e sono ripartita”.

Anche se il cinema non era proprio la tua “passione”.

“È vero. Mi hanno chiamato per le foto agli attori ma io nemmeno li sapevo riconoscere. Però non è difficile. Basta seguire tutti quelli che entrano ed escono dal Cinema. E poi ci sono gli altri fotografi”.

Hai dovuto sgomitare?

“Beh si, è vero che loro, gli attori, i registi, sono abituati a mettersi in posa, ma tu hai pochi secondi per fare una foto e poi ti trovi nella confusione più assoluta  con  decine  di

altri fotografi che per un click si farebbero uccidere”.

Scherzi?

“Mica tanto. Comunque è stata un’esperienza interessante. Per tutta la durata del festival avrò scattato 7000 foto ogni giorno. Poi in tempo reale dovevo correggerle ed inviarle per la pubblicazione. Ero li dal primo pomeriggio sino alle due o le tre di notte. Un lavoraccio”.

 

Avrai conosciuto tanti attori famosi però.

“Si, anche se alcuni erano davvero inavvicinabili, vere e proprie star. Ma non c’erano solo gli attori. Mi è capitato di incontrare ministri, scrittori, giornalisti… ho conosciuto la direttrice della tv nazionale francese ed il sindaco di Cannes che li, e soprattutto in quel periodo, diventa una star anche lui. Tutti lo applaudono ogni volta che arriva. E poi c’erano anche tantissimi italiani, venuti solo per conoscere i divi del cinema. Anche loro si accalcano come animali feroci quando fiutano una preda”.

A proposito di animali feroci. Tu hai conosciuto e fotografato anche quelli.

“Si, se ti riferisci alla mia esperienza in Kenya. Ma ti assicuro che quelli sono molto meno pericolosi”.

Un aneddoto africano?

“Mah… ricordo che una volta ero a passeggiare in un mercatino quando sono stata avvicinata da un signore del luogo. Questi mi ha invitato a fotografare gli animali che aveva in una specie di rettilario. Per arrivarci abbiamo dovuto attraversare chilometri di giungla. Io ero solo con le ciabattine. Poi quando siamo arrivati, mi sono ritrovata in mezzo a coccodrilli e serpenti…”

Le tue foto però sono strepitose. So che vanno a ruba.

“Nel vero senso della parola. Quando sono andata a Milano per una mostra fotografica qualcuno è riuscito ad entrare e, non visto neppure dalle telecamere, è riuscito a portar via 4 fotografie”

Beh è un successo anche questo. O no?

“Si, diciamolo, come consolazione…”

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Commenti: 3
  • #1

    Dall'estero (lunedì, 13 giugno 2016 15:00)

    Finalmente una notizia positiva dalla Ciociaria, abbiamo un bisogno matto di buone notizie, grazie

  • #2

    Era ora! (lunedì, 13 giugno 2016 18:16)

    Si veramente! Finalmente una buona notizia! Ma qual è però la notizia?

  • #3

    Brava (mercoledì, 15 giugno 2016 06:57)

    Un orgoglio per tutta questa disastrata Provincia !
    Fatti onore ovunque ! Ad Majora !