Il chirurgo che restituisce il sorriso ai bambini

Il suo nome è Bruno Turchetta.

 

E' originario di Pontecorvo ma da tempo trapiantato a Milano.

 

Qui ha lavorato alla “Mangiagalli” centro ospedaliero Ostetrico/ginecologico di riferimento nazionale come medico anestesista-rianimatore.

 

Ma, residente a Milano non si può dire perché in realtà il suo

posto è stato ed è ovunque ci sono state guerre e conflitti. Come ufficiale medico nella riserva del Corpo Militare della Croce Rosa, ha preso parte a svariate missioni in Africa, Balcani, Medio Oriente. Pure da volontario con Organismi non Governativi ha partecipato a missioni in Centroamerica, e persino in Cina. Da qualche anno è in pensione, ma non per questo ha cessato di svolgere la sua attività sempre nei luoghi più a rischio del pianeta. Lo abbiamo incontrato in uno di quei rari momenti in cui torna nella sua città d’origine.

Dr Turchetta, come mai di nuovo in Africa?

 

Ho conosciuto tramite amici comuni l’organizzazione Emergenza Sorrisi con sede a Roma. Questa associazione nota all’estero come “Doctors for smiling” ha focalizzato l’attenzione sui bambini con malformazioni del viso in Paesi a Risorse Limitate (labbro leporino e palatoschisi, esiti di ustione e traumi da guerra e malformazioni invalidanti). Ha l’intento di offrire ai più svantaggiati ed esclusi la possibilità di essere curati gratuitamente, senza doversi più nascondere , ma amati e restituiti a una vita normale.

 

In quale zona del continente avete deciso di partecipare?

 

Ho dato la mia disponibilità a dare una mano per il mio settore; l’anestesia e rianimazione neonatale e pediatrica. Circa un mese fa, e mi è stato chiesto di partecipare a una missione di una settimana a Dakar, Senegal presso L’Hopital General De Grand Yoff.

Il team era composto da tre chirurghi pediatri, due anestesisti, una pediatra, 4 infermiere, una specializzanda in Chirurgia plastica, la coordinatrice e un cameramen. 

 

Che tipo di difficoltà avete dovuto superare in Senegal?

Inevitabile all’arrivo un po’ di caos per i preparativi e gli innumerevoli bagagli di materiale ed attrezzature. La prima giornata stancante per la selezione dei casi, gli inevitabili ritardi nella preparazione e l’organizzazione del lavoro. Già al secondo giorno il team ha potuto lavorare a pieno ritmo su due sale operatorie effettuando una dozzina di casi maggiori. Così al terzo e al quarto giorno, senza scosse o intoppi.

 

Ogni paziente veniva controllato nel pomeriggio a fine seduta e nel post operatorio. Così l’indomani mattina prima dei nuovi interventi. Durante le numerose ore di lavoro una breve pausa per the a metà mattina, e si continuava fino a fine seduta. Gli spostamenti in auto da e per l’albergo richiedevano circa 40 minuti a seconda del traffico. 

 

La sera stravolti cenavamo in albergo riflettendo su quanti bambini avevamo operato e quanti, purtroppo, esclusi per via di una lista d’attesa enorme. Le giornate sono praticamente volate e ci siamo ritrovati ai saluti e a ripreparare i bagagli con i nostri strumenti monitors, medicinali e attrezzature varie.

 

Ho conosciuto nuovi amici e persone di una carica emotiva straordinaria. Emozionanti le scene di felicità e stupore dei piccoli al risveglio, ma anche rimpianto per quanti abbiamo dovuto rinviare ad una prossima missione. E toccanti i ringraziamenti dei genitori e parenti. Un attimo e ci siamo ritrovati di nuovo in aeroporto, sommersi di bagagli, e stravolti per la stanchezza.

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