Osterie d'Italia

“La tradizione la facciamo noi tutti i giorni.

 

Ed ogni giorno spostiamo la tradizione di un passo in avanti.

 

Non sono importanti i piatti della nonna ma cucinare con la cultura ciociara, saper interpretare il territorio”.

 

Così parla Salvatore Tassa (in foto) uno chef d’eccezione, anche se lui ama definirsi semplicemente un cuciniere.

 

Un cuoco che ha sposato i piatti della tradizione ciociara con le tecniche d’avanguardia.

 

È lui, citato ed intervistato da critici e giornalisti gourmet d’Italia, a prendere la parola nell’incontro voluto dalla condotta di slow food.

 

L’occasione è la presentazione della guida 2018 “Osterie d’Italia”.

Un guida disponibile anche su App Store e che gli stessi “condottieri” definiscono  “un’indispensabile compagna di viaggio per scoprire la cucina della tradizione regionale”. 

 

All’interno troviamo oltre 1600 locali consigliati ed ordinati per regione.

 

Alla presentazione, presso la “Scuola del Gusto” a Frosinone, anche una decina di cuochi delle locande ed osterie ciociare.

Premiati da “slow food”, che li ha inseriti nella guida, sono stati proprio loro a dare un assaggio della propria maestria in cucina.

 

Tutto rigorosamente ciociaro cosi come insegna Salvatore Tassa, uno che si è battuto contro il panino ciociaro di McDonald che però di ciociaro aveva solo il nome.

Ecco, altri lo sfruttano il nome, mentre i ciociari veri dovrebbero difenderlo pubblicizzando i propri prodotti. “Io difendo a spada tratta il territorio” dice Salvatore che però non si ferma alla tradizione: “quando si cucina dobbiamo dimostrare questo, non solo il piatto del passato ma quello che siamo capaci di fare oggi.

 

Dobbiamo dare una luce del domani ai giovani e lo facciamo attraverso la cucina, i sapori. Un oste ha il compito di raccontare dove va a prendere i prodotti, chi incontra, le storie del territorio. Deve essere un libro di storia aperto. Noi siamo gli Ernici, i Volsci, popoli antichi, fieri, niente a che vedere con i romani che vengono qui a fare “i fighetti” perché sanno che in Ciociaria si mangia bene”.

 

Sulla salubrità del cibo è lo stesso Salvatore ad esortare poi i cuochi presenti: “Noi siamo gli artefici della salute delle persone. Una salute che si preserva con il cibo giusto, senza barare. Questo è il nostro patrimonio”.

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