Fatto a Pezzi e Gettato Via

Due sacchi di juta buttati all’interno di una cavità profonda almeno dieci metri.

 

All’interno il corpo sezionato di Armando Capirchio.

 

In uno la testa con il tronco. Nell’altro gli arti, smembrati.

Il cadavere del pastore di Vallecorsa è stato ritrovato così, dopo cinque mesi di ricerche. Un lavoro difficile e certosino da parte dei carabinieri del comando provinciale che ha richiesto l’ausilio di unità cinofile, vigili del fuoco, gli elicotteri di pratica di Mare e gli speleologi del soccorso alpino.

 

Solo loro infatti potevano riuscire a penetrare all’interno di quella cavità. 70-80 cm di apertura. All’interno c’era una grotta. Oltre ai resti in decomposizione di Armando Capirchio vi erano altre buste con altri resti di animali. Forse uno stratagemma dell’assassino per confondere chi fosse riuscito a scendere così in fondo.


Fondamentali le Informazioni ottenute dai Pastori del Luogo

Dopo cinque mesi di ricerche alla fine si è rivelata vincente l’opera di informazione che i carabinieri hanno realizzato sul territorio. L’area era troppo vasta. Doveva essere ristretta.

La stessa cella agganciata dai telefonini comprendeva comunque un raggio di diversi chilometri.

 

Così i carabinieri che si sono avvalsi della conoscenza dei luoghi del Luogotenente Pizzotti (il primo a dx seduto), hanno sentito tutti coloro che conoscevano la zona. Contadini e pastori. Un territorio pieno di cavità ed anfratti.

 

Logico pensare che chi volesse far sparire il corpo avesse utilizzato uno di questi. Il terreno dell’ex suocero di Michele Cialei (in carcere con l’accusa di omicidio) era già stato esplorato ma senza esito.

 

Fondamentale l’esplorazione di tutte le cavità carsiche della zona.

 

Importantissima l’azione di informazione.

 

Quali erano le cavità più nascoste e difficili da raggiungere.

 

Una volta risolto l’enigma i carabinieri sono arrivati al punto esatto.

 

Ci sono volute tre ore e mezzo però agli speleologi (in foto a sx) per entrare nella cavità e recuperare il corpo. Una volta sottoposto all’esame del Dna non ci sono stati più dubbi.

Il Corpo In obitorio per l'esame Autoptico

Ora il corpo di Armando Cialei si trova nell’obitorio dell’ospedale di Frosinone. Si procede al riconoscimento da parte dei familiari e agli esami del Ris. I carabinieri sperano di trovare tracce evidenti che possano ricondurre all’omicida.

 

È anche vero che questi comunque non può aver fatto tutto da solo. Sia lo spostamento del corpo dal luogo del delitto.


Sia lo smembramento e poi l’occultamento: impossibile per un uomo solo. Per questo ci sono almeno due indagati. Uno è Michele Cialei 50enne, già in carcere con l’accusa di omicidio. A dargli una mano, almeno nella fase dell’occultamento, potrebbe essere stato il figlio o forse un altro parente prossimo. La verità potrebbe uscire fuori dalle prossime analisi sui resti in decomposizione di Armando Capirchio.

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