False Fatture e Riciclaggio

Anche sette società della provincia di Frosinone sono finite nella rete della Guardia di Finanza di Caserta.

 

I finanzieri questa mattina hanno fatto scattare l’operazione che ha portato a 34 ordinanze di custodia cautelare di

cui 10 in carcere, 7 agli arresti domiciliari e per 17 l’obbligo di dimora. Ingenti anche i beni sequestrati per un valore di circa 35 milioni di euro. Le accuse sono di aver creato due associazioni criminali, con basi logistiche nell’Agro Aversano, specializzate:

 

-nella sistematica emissione di fatture per operazioni inesistenti relative alla fornitura di materiale edile;

 

-nel riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche dei  connessi e cospicui proventi illeciti derivanti dall’attività criminale, utilizzando a tale scopo un gruppo di società “cartiere” intestate a compiacenti prestanome e altre società create al solo scopo di far circolare e riciclare i relativi flussi finanziari.

 

Proprio a quest’ultimo profilo sono state esaminate ed indagate le sette società della provincia di Frosinone. Secondo le accuse queste venivano utilizzate per false fatturazioni.

 

In Pratica le società edili, dislocate in diverse province italiane, per simulare l’effettività delle operazioni commerciali, pagavano il corrispettivo, tramite bonifici bancari, alle società “cartiere” riconducibili ai promotori delle due associazioni criminali, che di contro emettevano le false fatture di vendita.

 

Successivamente le “cartiere” rimettevano le intere somme ricevute su conti correnti intestati ad altre ditte/società di comodo, le quali le trasferivano ulteriormente, mediante operazioni di giroconto e ricariche di carte postepay evolution, ai numerosi sodali addetti alle operazioni di prelievo.

 

Tutto il contante prelevato, secondo la ricostruzione accusatoria, veniva poi consegnato ai promotori delle organizzazioni tramite alcuni referenti, veri e propri “capi squadra”  del riciclaggio. I promotori, trattenuta una percentuale di guadagno per il “servizio” criminale reso (dal 12% al 22% dell’imponibile delle fatture  emesse), restituivano sempre in contanti la restante parte agli imprenditori che avevano disposto i bonifici iniziali.

 

Tale complesso metodo di ripulitura del denaro è stato agevolato anche dalla connivenza di un funzionario infedele dell’istituto bancario dove erano stati accesi i conti correnti di tutte le cartiere, il quale prestava la propria autorizzazione all’effettuazione di operazioni non in linea con le corrette procedure bancarie, aderendo agli ordini direttamente impartiti, anche telefonicamente, dai sodali.

 

I due gruppi criminali erano in grado di riciclare, attraverso vorticosi giri di prelievi, ricariche poste pay e postagiro, di oltre 200 mila euro al giorno.

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