Mega Truffa all'Ambasciata

Si facevano rimborsare denaro per interventi chirurgici inesistenti.

 

Questa la mega truffa da oltre due milioni di euro scoperta dalla Guardia di Finanza nei confronti dell’ambasciata libica a Roma e presso il Vaticano.

Ben 24 persone le persone indagate (tra queste commercialisti, imprenditori e ragionieri della provincia ciociara) 11 cittadini libici con a capo un medico operante a Roma, tre diplomatici e, un funzionario di banca.

 

L’accusa nei loro confronti è quella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio. Tra le persone indagate figurano Alessandro Casinelli, presidente di Federlazio e l’ex socio Giorgio Rea.

 

Nell'ottobre del 2016 l'ambasciatore libico di quel tempo, tramite l’avvocato Michele Andreano, aveva presentato una querela per questa presunta truffa che avrebbe portato un danno di circa due milioni e 835mila euro.

 

Le indagini erano state avviate circa tre anni fa, a seguito di una segnalazione riguardante una operazione sospetta da parte di una banca del capoluogo ciociaro. Nell'istituto di credito infatti erano stati emessi tre bonifici per 405mila euro, emessi a favore di una cooperativa di Ceccano dalla banca libica "Ubae" su ordine dell’ambasciata di Tripoli a Roma per le prestazioni sanitarie usufruite da tre connazionali.

 

Ad insospettire gli inquirenti il fatto che la cooperativa in questione si occupava di volantinaggio e non di servizi sanitari. Secondo quanto emerso dall'inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore Alfonso Coletta, l’Ambasciata libica avrebbe sborsato ingenti somme per la cura di cittadini libici bisognosi di cure mediche.

 

In alcuni casi sono stati pagati interventi chirurgici per oltre 100mila euro, quando invece, secondo la Finanza, sono stati svolti solo esami di laboratorio e visite specialistiche. Ottenuti gli stanziamenti, il sodalizio criminoso faceva confluire il denaro su conti correnti di società intermediarie, al fine di farne perdere le tracce ed entrarne in possesso. Le somme sarebbero state investite per acquistare beni immobili ed altre attività economiche.

 

La presunta associazione a delinquere, stando alle ipotesi investigative, aveva due basi. Una a Roma con a capo un medico libico, tale Farag Milad Bughrara, residente da anni nella Capitale, l’altra base si trovava in provincia di Frosinone ed era gestita da un tecnico ortopedico ciociaro vicino alla società che gestiva le cliniche e di cui all’epoca dei fatti facevano parte gli imprenditori Giorgio Rea e Alessandro Casinelli.

 

Secondo le accuse sarebbe stato proprio il tecnico ortopedico ad avere rapporti con il medico libico che riceva il denaro da spartire con i connazionali. Tra gli altri indagati anche due commercialisti ed una ragioniera di Frosinone più altri due dipendneti delle società riconducibili a Giorgio Rea e Alessandro Casinelli.

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Commenti: 4
  • #1

    cittadino (domenica, 13 maggio 2018)

    segno evidente di un Italia corrotta dove tutti truffano come gli pare e piace sempre a spese dei cittadini onesti.

  • #2

    Asc (domenica, 13 maggio 2018 15:13)

    Speriamo che la giustizia faccia il suo corso. Almeno questo.

  • #3

    marco (martedì, 15 maggio 2018 14:32)

    due grandissimi pezzi di me..da

  • #4

    Diego (giovedì, 17 maggio 2018 11:44)

    Spero che questa non sia l' ennesima commediola all' italiana...
    La giustizia farà il suo corso..