Un Giro di Droga da Sei Milioni di Euro

Una redditizia associazione abilmente celata dietro attività lecite.

 

Lavori nel settore edilizio.

 

Un’attività utilizzata anche per il riciclaggio del denaro proveniente dalla droga.

 

A capo dell’organizzazione

sgominata oggi dai carabinieri un imprenditore albanese. L’uomo era stato già arrestato in flagranza perché trovato in possesso di oltre mezzo chilogrammo di cocaina appena prelevato da una intercapedine di un camino di un edificio dismesso dove era stata accuratamente nascosta.

 

Nonostante ciò, ha continuato la sua attività di spaccio attuando tutte le possibili strategie per sottrarsi alle indagini dei carabinieri. Questi ultimi hanno invece individuato una insospettabile sala slot ricadente nel comune di Veroli ma ubicata alle porte di Frosinone. 

La sala era utilizzata come base logistica dai promotori albanesi.

 

L’oculata scelta agevolava infatti i loro appuntamenti con i fornitori, con gli acquirenti ed, in particolare, gli consentiva di pianificare in sicurezza i loro illeciti traffici, poiché si riuscivano a confondere con i numerosi avventori del locale.

 

Il lavoro ininterrotto dei Carabinieri, i pedinamenti e le attività di osservazione, hanno consentito comunque di superare gli accorgimenti posti in essere dai malviventi, tanto da riuscire a dare riscontro a due appuntamenti tra i due sodali albanesi e altri due connazionali provenienti dalla periferia sud della

Capitale, quando si riuscirono a sequestrare, nel primo intervento, oltre 60 mila euro occultati in una intercapedine segreta ricavata all'interno del cruscotto di un'autovettura, e, nel secondo, ulteriori 45 mila euro, "certificando" così la consegna di ben oltre 105 mila euro per la fornitura all'ingrosso della cocaina ricevuta dai due corrieri romani. Questo considerevole danno economico ha indotto gli albanesi a tentare di sviare i controlli e a ricorrere persino ad omertosi tassisti per farsi trasportare nelle piazze di spaccio o nei luoghi di occultamento della "merce".

Non è stato sufficiente: gli investigatori sono riusciti comunque a localizzare un vero e proprio "magazzino all'aperto” dello stupefacente, realizzato all'interno di un'impervia pineta in località Monte Radicino del comune di Ferentino.

 

Il magazzino era gestito - per conto dei due albanesi - da due italiani residenti nella zona. Questi ultimi, nascondendosi dietro una attività di pastorizia, conducevano anche una efficiente piazza di spaccio operante h24 e punto di riferimento per i consumatori della periferia frusinate.

 

Lo spiegamento di circa 50 militari coadiuvati da unità cinofile ha permesso di rinvenire nell’area, sotterrati a ridosso di grossi massi, due contenitori in plastica con all'interno 4,5 kg di cocaina pura, nonché vari altri recipienti vuoti che facevano ritenere che in quel punto fossero stati celati almeno altri 40 kg di cocaina.

 

Pochi giorni dopo il ritrovamento della droga, è stato inferto al gruppo criminale un altro duro colpo con il sequestro, presso un ovile di Anagni, di 250 mila euro in contanti che, per renderli introvabili e quindi non collegabili all'attività criminosa appena scoperta, erano stati ingegnosamente affidati ad una signora insospettabile.

 

I carabinieri hanno scoperto anche altri nascondigli utilizzati per lo stupefacente e ricavati in zone impervie (in un canneto attiguo al fiume Cosa, veniva rinvenuto un involucro con 220 grammi di cocaina) o presso l'abitazione dei sodali. 

Le conversazioni avvenivano sia in italiano che in albanese utilizzando riferimenti convenzionali prestabiliti;

 

il trasporto dello stupefacente avveniva tramite staffette di più autovetture di cui una precedeva le altre per avvisare di eventuali posti di blocco;

 

veniva cambiato sistematicamente il luogo degli appuntamenti e spesso al luogo individuato venivano convenzionalmente assegnati diversi nomi codificati, per poter confondere chi eventualmente stesse intercettando.

 

Ma non è stato sufficiente. Questa mattina i carabinieri hanno fatto scattare il blitz e 13 persone sono state fermate.

 

Gli indagati italiani e albanesi hanno tutti un'età compresa tra i 23 e 38 anni, ma vi è anche un uomo di 58 anni finito ai domiciliari, nonché un marocchino destinatario dell'obbligo di presentazione alla P.G. che attualmente è però ristretto presso il carcere di Ancona. Stroncato un giro d’affari di 6 milioni di euro.

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Commenti: 4
  • #1

    Io (lunedì, 15 giugno 2020 22:51)

    Staranno fuori in 15 giorni

  • #2

    Prima (martedì, 16 giugno 2020 07:59)

    Sapientino

  • #3

    Lettore (martedì, 16 giugno 2020 09:16)

    Certo che con tutti questi accorgimenti che prendevano e con tutta l'ansia che sicuramente avevano non facevano prima a trovarsi un vero lavoro?
    Magari hanno pure doti imprenditoriali buone leggere tutta sta storia tutti i giorni!

  • #4

    Enea (martedì, 16 giugno 2020)

    Tranquilli
    Stanno già in Via Aldo Moro a brindare...