Sparatoria in Carcere. L'ombra della Camorra

Sparatoria in carcere.

 

Al via le indagini da parte degli investigatori per scoprire chi avrebbe consegnato la pistola tramite un drone.

 

Diverse le piste seguite. Tra queste c'è anche quella che porta alla camorra.

Il detenuto in possesso di un’arma, il 28enne campano Alessio Peluso, è infatti affiliato ad un clan camorristico. Le forze dell'ordine hanno perquisito palmo a palmo la cella del carcerato alla ricerca di prove per poter arrivare a chi, fuori dal carcere, lo avrebbe aiutato ad ottenere l'arma.

 

Ma Peluso, proprio per evitare che fossero rintracciate le chiamate del suo telefonino (anche questo detenuto illegalmente), ha ingoiato la sim card prima di arrendersi alle guardie.

 

Si indaga anche sui rapporti tra il campano e gli altri detenuti, in particolare quelli a cui il 28enne avrebbe indirizzato i colpi sparati.

 

Di certo si sa che tra i carcerati presi di mira dal campano c'era anche un albanese, già conosciuto alle forze dell'ordine per essere stato il capo di una organizzazione malavitosa che smerciava droga e che aveva sede in via Bellini a Frosinone.

Tra le piste più accreditate uno sgarbo ricevuto all'interno del carcere da parte del campano che qualche giorno prima era stato picchiato dai compagni che si trovavano vicino alla sua cella. L'uomo quindi voleva vendicare il torto subìto.

 

L’episodio poteva avere riscontri ben più gravi se la guardia carceraria non si fosse rifiutata di consegnare le chiavi delle celle al campano che lo stava minacciando con un'arma. Solo per questo motivo infatti il 28enne non è riuscito a colpire gli altri detenuti.

 

 

Intanto il carcere dopo la visita del capo del Dap Petralia (in foto), si sta attrezzando per assicurarsi una difesa anti-drone.

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