Delitto Thomas. La Ricostruzione

Thomas è stato colpito per errore.

 

Non c’entrava con le bande rivali che si contendevano lo spaccio di droga nella cittadina.

 

Nei giorni 

precedenti si erano susseguiti diversi scontri tra alcuni ragazzi che avevano “invaso” un territorio già occupato dalla malavita locale. Tra i ragazzi vi era anche un giovane marocchino. Lui, forse, era il vero obiettivo del commando che ha ucciso Thomas.

 

Dopo essere stato picchiato in una rissa precedente, il marocchino si sarebbe vendicato contro un uomo dell’altra banda. L’affronto non è stato digerito. Da qui l’invio di un commando che avrebbe dovuto sparare, per dare un avvertimento e far capire che lo spaccio di droga era già gestito da chi non aveva scrupoli ad usare le pistole.

 

Doveva avvertire, non uccidere. Qualcosa però è andato storto. Thomas si è trovato al momento sbagliato nel luogo sbagliato. Inoltre chi ha sparato lo ha fatto in sella ad uno scooter in movimento. Il colpo, come detto, non doveva uccidere e non era diretto a lui. Tuttavia è questo quello che è accaduto.

 

Così sarebbero andate le cose. Il condizionale però a questo punto è d’obbligo perché la nostra è solo una ricostruzione giornalistica. Non è possibile confrontarla con gli elementi in possesso degli investigatori. La procura, infatti, accerchiata da tante richieste, si è chiusa a riccio ed ha invocato il segreto istruttorio.

 

Legittimo. Ma la morte di un giovane di 18 anni grida giustizia. Soprattutto perché a pochi passi da dove è morto Thomas è stato ucciso un altro ventenne. Anche qui ad opera della violenza cieca di una criminalità che, evidentemente, non è stata ancora debellata. 

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