Romina si sentiva perseguitata dal suo ex fidanzato.
È quanto emerso ieri mattina nel corso del processo.
Romina De Cesare, uccisa a coltellate nel centro storico di Frosinone, aveva espresso i suoi timori
alla proprietaria dell'appartamento dato in locazione alla coppia di conviventi (Romina e Pietro-accusato di omicidio). Proprio la proprietaria della casa è stata ascoltata ieri in aula.
Il pomeriggio del 2 maggio scorso, quindi il giorno prima di morire, la ragazza l'aveva chiamata al telefono per chiederle di trovarle un'altra soluzione abitativa perché la convivenza con il suo ex fidanzato era diventata insostenibile.
Si erano lasciati ma, per risparmiare sull'affitto, ancora condividevano quell'appartamento. Poi da quando lui ha saputo che lei frequentava un'altra persona era diventato possessivo. Litigavano continuamente.
Pietro continuava ad avere comportamenti persecutori che non la facevano più stare tranquilla. Lei è come se avesse avuto uno strano presentimento. Da lì a poche ore Romina morirà a seguito di 14 coltellate inferte (secondo l'accusa) proprio dal tecnico informatico di Cerro al Volturno.
Sul banco dei testimoni è salito anche il padre della vittima Mario De Cesare il quale ha riferito di non aver mai notato del pentimento nell'assassino di sua figlia né questi gli avrebbe mai chiesto perdono per quello che aveva fatto.
Poi è stata la volta dei genitori dell'imputato. Entrambi hanno riferito che non si sarebbero mai aspettati che il figlio facesse una cosa del genere. Hanno però anche dichiarato che il figlio aveva sofferto di depressione.
Si torna in aula il prossimo 6 luglio. Il padre ed il fratello di Romina De Cesare che si sono costituiti parte civile sono rappresentati dagli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio.
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