Frosinone Palazzinara. Stop al Consumo del Suolo

Dall’anfiteatro alle Terme Romane.

 

Ancora costruzioni di palazzi?

 

34 mila metri cubi di cemento armato

andranno a coprire 12 mila metri quadrati di suolo. Sulle terme romane si andrà a realizzare il Nuovo Complesso Residenziale "I Portici". Proprio qui furono ritrovati resti di un impianto termale pubblico dell’antica Frusino e addirittura di villaggi risalenti al XII secolo avanti Cristo.

Di qui la protesta delle associazioni che ieri, nonostante la pioggia sono scese in piazza.

 

I dubbi sono tanti.

 

Innanzitutto chi compra queste case, visto che gli abitanti del capoluogo diminuiscono ogni anno?

 

Legittima la preoccupazione per la futura integrità dei resti archeologici presenti nell’area. Un patrimonio archeologico, culturale, storico e identitario per la città di Frosinone. Un patrimonio che troppo spesso in passato è stato deturpato e compromesso per sempre, vedi la costruzione di palazzi sui resti di un anfiteatro romano negli anni ‘60.

 

Le associazioni e i cittadini vogliono sapere:

 

- Perché, dopo il rinvenimento dei primi resti delle terme, la campagna di scavi ha subito un arresto?

 

- Dove sono conservati i reperti trovati durante gli scavi eseguiti nel 2000 e nel 2007 (monete, ecc.), nonché le schede relative agli scavi stessi?

 

-La Regione, il Comune, hanno accertato che l’area occupata dal privato sia rispettosa di tutte le leggi con i relativi vincoli?

 

Invece che costruire altri edifici, la fruibilità di un’area archeologica accrescerebbe il valore economico del territorio ed il capoluogo si arricchirebbe di un patrimonio che la renderebbe più attraente accrescendo il senso di appartenenza al proprio territorio e l’attrattività turistica.

 

Al contrario la perdita di suolo naturale nelle città è deleteria sotto il profilo della perdita di servizi ecosistemici e di biodiversità, ostacola l’assorbimento delle acque meteoriche e la ricarica delle falde acquifere, aumenta i rischi idrogeologici e la gravità delle inondazioni durante i sempre più frequenti eventi meteo estremi. Rende più arduo l’adattamento ai cambiamenti climatici a causa della intensificazione dell’effetto “isola di calore”.

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