
Nella politica comunale della città di Frosinone il cognome Pizzutelli costituisce una schiatta politica (non familiare, a parte un caso) particolarmente portata alla politica e connotata da esercizi da circo equestre.
Nel senso che
nel grandioso circo del Consiglio Comunale costoro si denotano come una mega attrazione nei numeri circensi: gli acrobati, quelli che saltano da una parte all’altra e gli equilibristi quelli che si reggono politicamente sempre in piedi.

Da questa schiatta deve essere escluso l’avvocato Vincenzo Pizzutelli, ormai scomparso, che nel suo cursus honorum ha svolto diversi ruoli: consigliere comunale, assessore, vice sindaco, consigliere e assessore regionale, ecc.
Ha condiviso il suo impegno politico con la professione di avvocato particolarmente dedito al diritto amministrativo. Non solo. Lui è sempre appartenuto come un fedele di chiesa, alla sola parrocchia socialdemocratica.
Per questo dobbiamo escluderlo dagli acrobati. Se mai avesse lavorato nel circo, sarebbe stato il direttore, una specie di Nando Orfei.

A seguire si contempla Stefano Pizzutelli, figlio di questo Vincenzo di cui abbiamo testé parlato ma che dal padre non ha voluto ereditare, nemmeno con il beneficio d’inventario, il cospicuo patrimonio politico che non ha accettato. Prima fa una sua lista e si candida a sindaco (viaggia per conto suo), adesso nel PD. Oplà! Non mancando di inveire contro Domenico Marzi, altro storico – ma sfortunatissimo – membro del PD.
E veniamo ad Angelo Pizzutelli. Scodellato dalla comoda e accogliente placenta socialdemocratica, intercetta un notevole consenso elettorale (leggasi preferenze personali), nemmeno se fosse stato un democristiano degli anni ‘70/80. Fa Il consigliere e scalpita. Assessore e Scalpita.

Politico di ottime prospettive di crescita elettorale in città, si rovina la vita politica per una furiosa smania di emergere, essere il primo, essere candidato a tutto quello che c’è in ballo.
E allora recide il cordone ombelicale che lo legava alla materna socialdemocrazia (ostetrico Francesco De Angelis) per farsi adottare dal PD che lo designa come capogruppo al Comune di Frosinone.
Ma il travaglio postumo al parto, continua. Anche nel PD che a suo dire, non gli riconosce il ruolo di “statista comunale”, cominciano gli esercizi preparatori ad un altro salto. E nei primi mesi sbatte la porta dimettendosi da capogruppo piddino. E oplà!

Nella via crucis della sindacatura Mastrangeli vi è un’altra dolorosa stazione. Quella che annovera tale Anselmo Pizzutelli eletto, in prima battuta, con una lista civica targata Mastrangeli.
Il matrimonio politico con il Sindaco però naufraga subito dopo la luna di miele. Anselmo si mette di traverso non facendo sconti al primo cittadino. Non gliene manda più bene niente. Oplà!
E chiudiamo con l’ultimo dei Pizzutelli, Gianfranco. Costui non è un acrobata. Nel circo politico è un equilibrista. Appartiene diversamente dagli altri, alla famiglia destrorsa dove ha sempre lavorato per conto proprio, con una compagnia politica personale.

Per questo motivo non è mai insorto contro nessuno. Ha fatto una politica di basso profilo, intesa come politica senza fare “caciara” o confusione.
Se ne è stato tranquillo e acquattato in consiglio comunale, in modo pacifico e compositivo. Questo atteggiamento, questo comportamento è stato pagante per lui: ora se ne sta beatamente acquartierato presso la ASP (Azienda Servizi alla Persona) di Frosinone.
Uno di quegli enti contemplati dai misteri dolorosi della politica regionale.
(Il Grillo Sparlante)
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