Aziende in Ripresa ma non l'Occupazione

“Un minimo di respiro per un sistema che sembrava in asfissia”. È il quadro che emerge dalle aziende ciociare. In 6 mesi hanno recuperato, ma si tratta solo di un accenno di miglioramento.

 

Il segno negativo permane, a testimonianza del fatto che le aziende che dichiarano di aver visto aumentare ordinativi, fatturato e produzione restano pur sempre una quota di molto inferiore rispetto a quelle che li hanno visti invece calare. Tuttavia, rispetto a 6 mesi fa la forbice si è ristretta.

 

Lo dice l’indagine congiunturale della federazione che ha preso in esame 350 aziende del territorio. Anche la percezione generale della crisi, così come viene avvertita dagli imprenditori  sembra piegare sia pur lievemente verso l’attenuazione di quel pessimismo espresso la volta scorsa. C’è una luce in fondo al tunnel? Aumenta il numero degli imprenditori che riesce a vederla, ma sono ancora pochi.

Occupazione. Gli imprenditori sono più ottimisti ma i lavoratori non possono fare altrettanto: l’occupazione non cresce e neppure in previsione a breve termine. La crisi ha tendenza strutturale e non è di breve periodo.

 

Il progressivo estendersi dei processi di automazione nella produzione per un verso, la globalizzazione selvaggia per un altro verso, unitamente ad un mercato oramai estremamente frammentato e ad una domanda che ancora non riesce a tornare ai livelli di un decennio fa, possono concorrere a comprimere ulteriormente i livelli occupazionali.

 

Secondo federlazio “Non si possono ripristinare artificialmente condizioni ormai superate, né si possono abbassare la qualità dei prodotti o quella delle risorse umane per tentare una concorrenza al ribasso sui nostri competitors”.

 

La cura passa attraverso “atout pregiati quali ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico. Bisogna costruire un rapporto più assiduo con l’università (e su questo la Federlazio è già oggi in grado di dare un valido supporto) per recuperare quel vantaggio competitivo eroso dalla concorrenza sui prezzi e per esplorare nuovi prodotti, nuovi filoni di attività, nuovi mercati”.

 

Sotto Accusa la Politica. Anche le amministrazioni pubbliche devono fare il loro lavoro: “semplificare il sistema burocratico locale, tornare ad avere una progettualità e una visione condivise dello sviluppo della nostra comunità locale, mettendo da parte antiche divisioni, conflittualità, particolarismi. Bisogna che la politica e l’amministrazione sappiano costruire un contesto favorevole alle imprese e in particolar modo a quelle più dinamiche, che abbiano idee e progetti più innovativi. Le risposte che chiede il sistema imprenditoriale debbono essere tempestive, rapide e volte a fluidificare l’attività produttiva, non già a rallentarla o addirittura ad impedirla quando non ve ne siano ragioni fondate”.

 

I tempi delle amministrazioni pubbliche non vanno d’accordo con quelli dell’impresa e rischiano di appesantire un problema economico ed occupazionale già grave. “Occorre muoversi rapidamente anche su importanti questioni infrastrutturali – una per tutte il collegamento veloce Roma-Frosinone-Cassino – il cui progetto ha subìto dei rallentamenti anche per la pluralità di enti e soggetti cointeressati. La CIG “senza dubbio rappresenta provvedimenti doverosi, viste le legittime urgenze dei lavoratori e delle loro famiglie, ma che si inquadrano ancora in una logica emergenziale, che non può rappresentare una misura strutturale per rilanciare lo sviluppo”.

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