La burocrazia rallenta le pratiche ed i posti di lavoro scompaiono.
È quel che succede ad Anagni dove la Catalent, azienda farmaceutica, aveva intenzione di investire 100 milioni di euro sul territorio.
Si sarebbe dovuto creare un centro di sviluppo per la produzione innovativa di materie prime biologiche. Il centro avrebbe garantito il rinnovo del contratto di 100 giovani ricercatori. Purtroppo questi da domani non avranno più un posto di lavoro. Perché?
Perché l’azienda attende da due anni una risposta che non è mai arrivata. Il territorio dove sarebbe dovuto nascere il centro è all’interno del Sin (sito di interesse nazionale). La Catalent, come da normativa, ha avviato un procedimento di caratterizzazione ambientale del perimetro.
Tuttavia non ha ancora ottenuto risposta. Di qui la decisione di riprendersi l’investimento e portarlo in Inghilterra. Sulla vicenda è intervenuta anche Unindustria con il suo presidente regionale Angelo Camilli (in foto). “Come sistema delle imprese non possiamo più tollerare una situazione di questo genere” scrive Camilli che avverte:
“Purtroppo, la vicenda di Catalent è sicuramente la più eclatante, ma non è e non sarà l’ultima finché non si interverrà sulle tempistiche eccessivamente lunghe di rilascio delle autorizzazioni, in particolar modo quelle ambientali, necessarie all’insediamento o anche solo alla normale continuazione dell’attività d’impresa.
A pagarne le conseguenze, infatti, è l’intero tessuto produttivo italiano che si trova a combattere contro una pubblica amministrazione anti impresa e a rinunciare, spesso, a nuovi investimenti che significano innovazione, lavoro di qualità e crescita economica”.
Secondo il presidente di Unindustria Lazio, uno stato che vanta la seconda “manifattura d’Europa non può ritenere accettabile che una richiesta di autorizzazione rimanga ferma su una scrivania senza risposta per due anni. Queste attese non sono compatibili con la vita e lo sviluppo di un’impresa, ma più in generale di un paese civile e industrializzato”.
Camilli si rivolge quindi anche al presidente del consiglio, Mario Draghi e al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani affinché intervengano velocemente per semplificare le procedure burocratico amministrative.
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