Processo Mollicone. Le "Stranezze" delle Indagini

Un’altra testimonianza importante nel processo sull’omicidio di Serena Mollicone.

 

In aula del tribunale di Cassino oggi è stato sentito il colonnello Pietro Caprio che, all’epoca delle indagini, si trovava presso il comando provinciale di Frosinone. 

Sotto la luce d’ingrandimento l’ordine di servizio secondo il quale il giorno della scomparsa della giovane di Arce due carabinieri risultavano entrambi all’esterno della caserma. Un ordine che, come ha spiegato il colonnello (che dal 2006 dirigeva il nucleo investigativo) non corrisponde al servizio effettivo svolto.

 

Altre “stranezze” sulle quali il pubblico ministero ha voluto chiedere lumi: perché fino al 9 aprile, giorno in cui il brigadiere Tuzi ritratta la sua precedente dichiarazione (prima aveva detto di non aver visto Serena il giorno della sua scomparsa, il primo giugno 2001, poi ha invece detto che l’avrebbe vista entrare in caserma ad Arce), nessun altro teste viene ascoltato? 

Il Colonnello  dei Carabinieri Pietro Caprio
Il Colonnello dei Carabinieri Pietro Caprio

Una scelta investigativa secondo il colonnello Caprio, così come pure il fatto che i carabinieri Tuzi e Quatrale furono intercettati al telefono con Quatrale che era stato messo al corrente dell’intercettazione.

 

Perché questa scelta che oggi (visto che Quatrale è imputato) sembra illogica? Anche qui il colonnello ha riferito che all’epoca non si aveva il quadro che si è evidenziato oggi.

 

Tra l’altro proprio in una intercettazione telefonica Tuzi avrebbe detto: “stavolta mi mettono le manette”. Il brigadiere Tuzi, lo ricordiamo, fu trovato morto, ucciso dalla sua pistola d’ordinanza, l’11 aprile 2008 (due giorni dopo aver ritrattato la sua prima dichiarazione). Una morte per la quale c’è un’ipotesi di reato che pende sul capo del luogotenente Vincenzo Quatrale: istigazione al suicidio.

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